Se avete sempre pensato che i separatisti catalani,
baschi, scozzesi e nordirlandesi, che sono perlopiù europeisti, fossero demagogici, e proponessero una visione un po’ gretta e involutiva rispetto a una più virtuosa integrazione tra Paesi affini, allora non avevate ancora visto all’opera chi minaccia davvero i valori di democrazia, libertà e sviluppo comune
Nell’ambito delle democrazie occidentali, e ancor di più nel contesto dell’Unione europea, i movimenti politici indipendentisti (o comunque fautori di un ridisegno dei confini nazionali) sono sempre stati considerati populisti.
E in effetti, in un periodo storico in cui molti Stati nazionali andavano volenterosamente diluendosi in un contenitore più grande (l’Unione europea, appunto) e cercavano di trovare i minimi comuni denominatori attraverso cui distillare una shortlist di valori condivisi, l’adagiarsi sulla volontà di rimarcare invece le differenze, di circoscrivere comunità più piccole, di richiudersi all’interno di un recinto identitario e di ritagliare un “noi” restrittivo in opposizione a un “loro” da tenere a distanza si mostrava oggettivamente come un tentativo di mutilazione dell’idea che tutti fossimo soprattutto europei, senza distinzione di etnia, lingua, religione e tradizioni culturali.
Tanto più che a chi vuole farsi interprete di un “popolo oppresso” viene sempre comodo indulgere nelle affermazioni più semplicistiche e quindi in slogan efficaci e populisti, innervati di una buona dose di rivendicazioni un po’ grette e di facile presa, secondo le infinite variazioni regionali intorno al tema del “Roma ladrona” e dell’Espanya ens roba.
Insomma, i partiti indipendentisti offrivano perlopiù chiusura invece di apertura, diffidenza invece di fiducia, rivendicazioni relative al passato invece di un progetto rivolto al futuro, la difesa della “roba” invece della solidarietà, il vittimismo invece dell’ottimismo, il vagheggiamento di qualche orizzonte diverso e velleitario (di destra o di sinistra) invece di un’ adesione a un orizzonte concreto e in costruzione (quello dell’unità europea).
In più, spesso, i movimenti indipendentisti non erano esenti da venature di xenofobia e non erano estranei a qualche fake news. E, qualche volta, giustificavano la violenza o addirittura la lotta armata.
Poi però, in tutta Europa, populismi di tutt’altra natura, a destra e a sinistra, hanno cominciato a raccogliere crescenti consensi. L’euroscetticismo è andato diffondendosi e diversificandosi, contagiando soprattutto gli ultimi arrivati nell’Ue. E anche il nazionalismo ha rialzato la testa. Si tratta di un nazionalismo che non si manifesta più come il tentativo di emanciparsi dal dominio di qualche altro Stato o come la volontà di far prevalere la propria nazione sulle altre.
Questo nazionalismo reloaded esprime invece il desiderio di recuperare la propria sovranità che è stata sottratta da strutture sovranazionali, come l’Unione europea, che spesso si suppongono manovrate da occulti burattinai. E questa sfumatura tutta particolare del nazionalismo della nostra epoca è stata denominata “sovranismo” … leggi tutto