L’Ue, con i suoi riti e le sue lentezze un po’ goffe,
cerca di riformarsi imbastendo la piattaforma più pluralista che ci sia: la Conferenza sul futuro dell’Europa. Ma non sa difendere compiutamente i suoi principi da chi si ostina a calpestarli, come i governi di Polonia e Ungheria
Una delle regole d’oro della democrazia è il diritto-dovere di criticare e analizzare fino al dettaglio ogni singola dichiarazione, azione e visione dei politici che la rappresentano. Ma chi parla di Unione europea non lo ricorda mai e per questo si affligge ogni volta che i cittadini si lamentano quando le cose vanno male e si indispettisce se non vede folle festanti cantare l’inno alla gioia quando le cose vanno bene.
Le lodi sperticate dei media, l’assenza di opposizione e il silenzio delle persone comuni vale solo per le dittature e le autocrazie che conquistano questo privilegio con la forza e la paura. La critica è l’essenza della democrazia. Senza, non si può rendere trasparente quel dibattito nell’opinione pubblica che ci permette di conoscere per deliberare.
Per questo motivo è giusto criticare aspramente quello che non va. Come le tante difficoltà che ha incontrato nella prima fase la Conferenza sul futuro dell’Europa, la serie di eventi organizzati da Commissione, Europarlamento e Consiglio dal 9 maggio del 2021 alla primavera del 2022 per ascoltare le proposte della società civile, dei governi locali e dei cittadini comuni su come riformare l’Unione.
Questo grande dibattito paneuropeo è un’idea nuova e fresca per cambiare le istituzioni Ue “dal basso” (è dal Trattato di Lisbona del 2007 che non si modificano ufficialmente le regole comuni), ma come sempre succede con le cose organizzate dall’alto, ha rischiato di coinvolgere solo gli addetti ai lavori.
È giusto anche criticare il funzionamento della piattaforma online e multilingue della Conferenza, che nelle buone intenzioni avrebbe dovuto invogliare gli oltre 447 milioni di cittadini europei a proporre e condividere le riforme, ma che invece – complici la poca pubblicità nei canali che contano (qui trovate un nostro tutorial su come iscriversi e inserire le idee) nei primi sei mesi non si è fatta conoscere al meglio.
Ecco perché Linkiesta ha deciso di lanciare Europa Futura: cinque incontri su Instagram e Facebook per far conoscere le potenzialità inespresse e le occasioni da non perdere della Conferenza sul futuro dell’Europa. Un modo per far dialogare le associazioni giovanili, ambientali, culturali e sociali con gli eurodeputati.
Abbiamo presentato proposte concrete su ambiente, democrazia, giovani, istruzione e salute e intervistato alcuni tra gli 800 cittadini che partecipano alla Conferenza sul futuro dell’Europa per capire cosa ha funzionato e cosa può essere migliorato.
Come per esempio la scelta delle istituzioni europee di non rendere vincolanti le riforme dei cittadini. Le idee più interessanti saranno inserite in una relazione inviata a Commissione, Parlamento europeo e Consiglio, rimandando a un generico “vedremo” le proposte discusse.
Si può e si deve criticare, dicevamo. Ma, mentre si esercita questo sano diritto, bisogna ricordarsi di un piccolo dettaglio significativo: con tutti suoi difetti l’Unione europea è l’unica a tentare un esperimento democratico del genere. Non lo fa la Cina di Xi Jinping, non lo fa la Russia di Vladimir Putin, non lo fa la Corea del Nord di Kim Jong-un.
E non lo fanno neanche gli Stati Uniti, la più importante democrazia del mondo, o il Regno Unito post Brexit … leggi tutto