di Natalia Aspesi
Perché non è il momento di una candidatura femminile
Ci vorrebbe una donna! Risposta delle donne avvedute: no grazie. Tanto poi si tratta solo di chiacchiere per di più tra soli uomini che fanno eventuali nomi di signore così a caso, senza chiedere il loro parere (e neanche quello delle donne in generale). La voleva Letta, la vuole Conte, la volevano tutti alle ultime amministrative e non ne hanno eletta una, insomma signore, state all’erta.
Adesso è del Quirinale che si tratta e bisogna dire che le dame di cui si vagheggia sono senz’altro meno insipide degli uomini che non si sa come, vengono proposti per loro appartenenze o vicinanze ai partiti, ma privi prima di tutto del physique du rôle che la carica pretenderebbe, quello di una persona in età, possibilmente con folta capigliatura bianca, alto e diritto, forte e solenne: come Mattarella insomma, che ci ha davvero viziato in anni di massimo buio come questi ultimi. O anche come Draghi ovvio, che non è canuto ma pazienza.
Certo, quando vedi e senti il commercio stizzoso che si sta facendo di queste due brave persone arrivate senza nostro merito dal caos allo scopo di darci una tregua, ci si immalinconisce: è come se noi tutti avessimo il diritto di decidere del loro futuro a seconda dei nostri comodi e della nostra impotenza, non dei loro progetti e desideri.
Quindi è chiaro anche questa volta che se ci si rivolge alle donne perché sbroglino loro la matassa, o meglio si prendano loro la responsabilità quasi suicida di tenere insieme un Paese fuori di sé, ancora prigioniero della pandemia e senza una visione del futuro, è perché nessuno vuole accollarsi un eventuale fallimento.
Se abbiamo perso la testa noi cittadini senza potere nel quotidiano fracasso di notizie, contronotizie, altolà, minacce, insinuazioni, menzogne, deliri, figuriamoci in che stato comatoso possono essere gli impotenti responsabili. È sempre successo anche in occasioni meno drammatiche, anche solo per disagi di famiglia, che gli uomini se ne lavassero, se ne lavino le mani affidando il cruciverba, lo sbrego, la maionese impazzita, lo sciacquone rotto a mamma, cioè alle donne di cui solo in caso di estrema necessità si riconosceva, si riconosce, l’eccellenza.
E questo è un ottimo momento, perché chissà, la fortuna può assisterla, o è una miracolata, o persino chi l’avrebbe mai detto, è davvero geniale, e se no pazienza, noi più o meno maschi le abbiamo concesso l’onore, ma certo è una donna, cosa vi aspettavate?
Il mondo è pieno di donne capi di Stato e di governo che se la cavano benissimo, ma non so perché, in quanto italiana, penso che sia meglio avere pazienza, lasciar risolvere il peggio dagli uomini che l’hanno creato e come donne, aspettare tempi più sereni.
Prima o poi capiterà, ammesso che esista una donna che ambisca coscientemente a una vita dal mio punto di vista persino troppo impegnativa, forse noiosissima: e poi senza fine, sette anni sono una intera vita, il tempo di un matrimonio felice, a rendere conto all’intero mondo non solo della propria genialità istituzionale, ma anche, non c’è scampo, della incancellabile donnità, sotto gli occhi cattivi della altre donne che sarebbero sempre lì a giudicare pettinature, occhiaie, vestiti, tacchi, trucco, punturine, raffreddori, gli anni, il grasso, il magro, a scavare nel passato per essere certi di una vita intemerata … leggi tutto