Negli istituti professionali i programmi di PCTO esistono dal 1962.
E se ben organizzati possono fare la differenza, come dimostra questo caso-studio.
La notizia della tragica morte sul lavoro di Lorenzo Parelli, un 18enne al suo ultimo giorno di stage di alternanza scuola-lavoro, ha spinto i consueti nomi del mondo culturale e giornalistico, quelli che in genere non approfondiscono ma sanno sempre puntare l’indice contro i propri nemici politici a prescindere, a chiedere addirittura l’abrogazione del programma di alternanza.
Un po’ come se, dinanzi alla morte di uno studente nel percorso casa-scuola, si chiedesse la chiusura delle scuole.
Come aggravante, va ricordato che Lorenzo Parelli era uno studente al quarto anno nel settore della meccanica industriale al Centro di formazione professionale dell’Istituto salesiano Bearzi di Udine, un indirizzo di studi che prevede meccanismi di alternanza scuola-lavoro sin dalla loro fondazione nel 1962 (legge 1859 del 31 dicembre 1962, che sanciva la nascita della scuola media unica e la fine delle scuole di avviamento al lavoro instaurate dalla Riforma Gentile del 1923).
Tuttavia, i tomasomontanari e i salvatorecannavò che hanno subito twittato contro esponenti politici odierni attribuendo loro responsabilità sull’alternanza scuola-lavoro, ignorano che negli istituti professionali una qualche forma di alternanza esista dal lontano 1962. L’operazione di sciacallaggio è stata particolarmente infelice.
Mi pare dunque utile riproporre oggi, aggiornandolo, un mio vecchio articolo apparso su l’Espresso del 16 aprile 2018 su un esempio di successo di alternanza scuola-lavoro, per illustrare come la si dovrebbe organizzare e cosa dovrebbe produrre.
Un vecchio articolo del 2018 torna utile
“Mandate i liceali a lavare i cessi al McDonald’s”: è una delle più eleganti opposizioni mosse contro l’alternanza scuola-lavoro, parte della riforma della scuola, anche accusata di “sfruttamento del lavoro minorile”.
Il vecchio Confucio aveva ragione: “Quando fai qualcosa, sappi che avrai contro quelli che volevano fare la stessa cosa, quelli che volevano fare il contrario, e la stragrande maggioranza di quelli che non volevano fare niente.”
L’alternanza scuola-lavoro non fa eccezione. Premesso che ogni riforma è sempre migliorabile, occorre vedere se la direzione almeno è giusta o no. Il punto di partenza è in un dato doloroso: l‘Italia è la seconda nazione europea per numero di giovani non al lavoro e non in formazione (NEET) tra i 25 e i 29 anni. La transizione scuola-lavoro è uno dei problemi del Paese, a cui l’aS-L ha cercato di porre rimedio.
La genesi dell’Alternanza è nel movimento della Pantera
La genesi del progetto a mio parere giace in quelle proteste del movimento studentesco degli anni ’90, in epoca post-Pantera: allora gli studenti protestavano perché non c’era collegamento fra mondo della scuola e mondo del lavoro.
Gli studenti degli anni ’90 sono cresciuti e alcuni di loro hanno assunto responsabilità di governo nella scorsa legislatura, ed ecco qui che dentro la riforma della scuola è comparsa questa idea dell’aS-L che, come recita il sito del MIUR: “è un’esperienza formativa che unisce sapere a saper fare,orienta le aspirazioni dei giovani e apre la didattica al mondo esterno“.
Quando si passò da Alternanza a PCTO, riducendo il monte-ore
Fuor di retorica, si tratta di un numero cospicuo di ore da svolgere (anche non di mattina, e perfino durante l’estate) negli ultimi tre anni della scuola secondaria superiore in progetti di collaborazione fra Scuola e realtà del mondo del lavoro (aziende di ogni settore), della cultura (musei, giornali), del terzo settore (associazioni).
Nel 2018 erano 200 ore per i licei (che potevano scendere a 150) e ben 400 per gli istituti professionali e tecnici. La legge di Bilancio per il 2019, la Legge 30 dicembre 2018, n. 145 ha cambiato il nome dell’Alternanza, ora chiamata PCTO (Percorsi per il conseguimento di competenze trasversali e per lo sviluppo della capacità di orientarsi) e ne ha rimodulato il monte ore: 210 ore la durata minima triennale dei PCTO negli istituti professionali, 150 nei tecnici e 90 nei licei … leggi tutto