Altro che misure deflattive.
Fratelli d’Italia presenta un piano di nuova edilizia penitenziaria e propone di far scontare le pene ai detenuti migranti nei loro paesi di origine. «Sono poco avvezzi all’ordine, alla disciplina ed al rispetto della divisa»
Altro che misure deflattive. Per Fratelli d’Italia la soluzione al sovraffollamento carcerario è una soltanto: costruire più carceri. Come? Attraverso un piano di nuova edilizia penitenziaria. A cui si aggiunge un’altra proposta: far scontare ai detenuti immigrati le pene nei propri Paesi d’origine.
Il tutto condito da considerazioni dal sapore “nostalgico”, per così dire. Perché di certo non si può trascurare che i detenuti magrebini sono «persone poco avvezze all’ordine, alla disciplina ed al rispetto della divisa».
Il rapporto presentato al Senato
«L’ascolto continuo è il nostro modo di agire senza rinunciare alle nostre posizioni», spiega il capogruppo alla Camera di Fdi, Francesco Lollobrigida, intervenendo al convegno al Senato “Report carceri”, al quale hanno partecipato anche le più importanti sigle sindacali della Polizia penitenziaria. «La prima – aggiunge – è la certezza della pena, siamo contrari alle pene alternative che rappresentano una elusione delle stesse pene da scontare.
Sul sovraffollamento riteniamo che vadano costruite nuove carceri così come va reclutato nuovo personale quando questo è carente. Abbiamo chiesto di elevare al 5 percento lo stanziamento del Pnrr sulla giustizia dall’1,5 per cento mala nostra richiesta è stata bocciata. Abbiamo presentato una risoluzione per caricare sugli Stati il costo dei detenuti stranieri detenuti in Italia che sono 20mila su un totale di 50mila e che hanno un costo giornaliero di 130 euro al giorno. Non siamo a favore di soluzioni minimali ma per interventi concreti che vadano ad incidere sul sistema carcerario italiano».
Il senatore di Fdi Patrizio La Pietra, estensore del “Report Toscana” sulle carceri, sottolinea come «la visita a tutti gli istituti penitenziari della Toscana aveva l’obiettivo di verificare le condizioni di lavoro di chi opera al suo interno, con particolare attenzione all’attività della polizia penitenziaria, visto che ci si concentra sempre e solo sulle condizioni del detenuto».
«Ci siamo confrontati con direttori e comandanti – dice – e il quadro che ne è emerso è purtroppo drammatico: condizioni di lavoro al limite della sicurezza, anche sanitaria». Ma non è tutto. La Pietra aggiunge che «per i dati riscontrati in Toscana il problema principale non è il sovraffollamento delle strutture, bensì il numero di detenuti stranieri, che rappresenta circa il 65/70% del totale, di cui oltre la metà magrebini e sub sahariani, persone poco avvezze all’ordine, alla disciplina ed al rispetto della divisa».
Altro dato – ha prosegue La Pietra – sono i numeri del personale di polizia effettivo che insieme alla mancanza di ufficiali e sottufficiali crea una disomogeneità di ruoli non giustificabile e alla quale segue, inevitabilmente, una gestione della distribuzione dei ruoli schizofrenica e senza logica. Ovviamente anche lo stato di conservazione delle strutture e il loro stato di abbandono per anni di mancata manutenzione o per difetti strutturali di costruzione crea problematiche, in quanto comporta limiti per la socializzazione oltre che per la sicurezza.
Da questi confronti abbiamo teorizzato dei suggerimenti, quali: la richiesta di body-web per garantire più sicurezza e le modifiche alla forma della libertà anticipata. E ancora, la fornitura di attrezzature, caschi, scudi e sfollagente, perché in quasi tutti gli istituti sono vecchi e non omologati, molti risalenti agli anni novanta e naturalmente in numero esiguo. Adesso non sono più sufficienti le pacche sulle spalle, occorrono azioni concrete.
La sicurezza all’interno delle carceri è fondamentale, e solo la Polizia Penitenziaria può garantirla. Se non ci sono numeri adeguati del personale, strutture idonee e regole certe non si può nemmeno garantire la rieducazione dei detenuti» … leggi tutto