La situazione richiama alla memoria la crisi energetica del 1973 e l’embargo petrolifero:
bisognerà quanto meno diversificare le attuali fonti di approvvigionamento del gas
La crisi ucraina avrà sviluppi che ad oggi sono imprevedibili. Ma c’è un paragone con il passato che si impone, soprattutto se le forniture di gas russo verranno rallentate o tagliate, o se si dovesse concretizzare la minaccia racchiusa nelle parole dell’ex primo ministro e presidente, Dmitri Medvedev: «Europei coraggiosi, pagherete il gas duemila dollari al metro cubo».
Medvedev ci richiama alla memoria gli sceicchi mediorientali del 1973 e la crisi energetica di allora, quella del Kippur e dell’embargo petrolifero. E ci ricorda anche la reazione dell’Occidente, trovatosi debole di fronte alla dipendenza dal greggio.
È vero che la risposta immediata passò attraverso misure poco significative e al limite del folklore, come le domeniche a piedi e l’«austerity».
Ma la sensibilità comune crebbe di conseguenza e, soprattutto, si misero in campo politiche energetiche che nel tempo limitarono la dipendenza. La Francia avviò un massiccio programma nucleare.
Inglesi e olandesi, a metà tra l’intraprendenza e la fortuna, scoprirono grandi quantità di petrolio e gas nel mare del Nord … leggi tutto