La fontana rotta di Thomas Belmonte è un libro singolare, difficile da incasellare in un genere.
Saggio antropologico, autobiografia, romanzo etnografico, la sua unicità non è tanto nel carattere ibrido, e nemmeno nel punto di vista scelto dall’autore – il tentativo di comprendere Napoli osservandola dal basso, indagando la vita quotidiana dei poveri che la abitano –, quanto in una sorta di anacronismo, che la colloca su un binario parallelo rispetto alle cronache e allo spirito del tempo che descrive.
Negli stessi anni in cui lo scrittore newyorchese ripercorre le costanti ancestrali, i caratteri all’apparenza immutabili del popolo napoletano, rappresentandolo senza altro orizzonte che la lotta per la sopravvivenza, quegli stessi poveri di cui parla Belmonte prendono in mano il loro destino, diventando per la prima volta protagonisti della storia della loro città … leggi tutto