“Ieri mi è arrivato il carico di farina: mi è costato una fortuna, per scherzare ho chiesto all’autista se dietro c’era la scorta”.
Roberto Capello è il proprietario di uno storico panificio di Bergamo, e presidente della Fippa – Federazione italiana panificatori, pasticceri e affini. “Negli ultimi due mesi, la farina di grano tenero è passata da 35-40 centesimi al chilo a 65-80 centesimi, a seconda del tipo, e l’invasione in Ucraina ha solo peggiorato la situazione. Ormai assorbire i costi da parte dei fornai sta diventando impossibile, e parte di questa spesa ricade sul consumatore: il prezzo del pane ha già avuto un incremento del 12-15%”.
L’Ucraina ha esportato nell’ultimo anno 25 milioni di tonnellate di grano tenero, e insieme alla Russia detiene quasi il 30% delle esportazioni mondiali. È quindi in grado di influenzare i prezzi a livello internazionale: ecco perché, già nella prima settimana di guerra, il costo del grano tenero è cresciuto del 13%, secondo un report elaborato da Consorzi agrari d’Italia. Così, beni di prima necessità come farina, pane, pizza e biscotti stanno diventando sempre più cari.
L’aumento dei prezzi dovuto alla guerra arriva dopo mesi di crescita dei costi dell’energia, della logistica e degli imballaggi: attualmente il grano tenero è venduto a 314 euro la tonnellata, il 40% in più rispetto alla stessa settimana del 2021, secondo i dati della Coldiretti.
Ad aumentare la quotazione c’è anche il cambiamento climatico: l’anno scorso la quantità di grano prodotta a livello mondiale è stata inferiore alla media per via di una siccità anomala, e anche in questi primi mesi del 2022 le piogge sono state molto scarse. Ci si aspetta quindi che il raccolto di grano sia scarso anche quest’anno, il che comporta un ulteriore aumento dei prezzi.
Da dove viene il grano che mangiamo?
In Italia, la produzione nazionale di grano tenero copre solo il 35% del fabbisogno dei nostri mulini, riporta Italmopa: il resto viene importato. Nel 2020 si parla di circa 4 miliardi e 355 milioni di kg importati, secondo i dati ISTAT sul commercio estero, per un valore di circa 30 milioni di euro.
Tra i paesi al primo posto c’è l’Ungheria, che rappresenta il 26% delle importazioni, seguita dalla Francia (18%), l’Austria (9%) e la Germania (7%). L’Ucraina rappresenta solo il 5% del totale, mentre la Russia arriva a poco più dell’1%.
L’invasione dell’Ucraina, se da un lato incide sull’aumento dei prezzi, dall’altro non dovrebbe rappresentare un problema per gli approvvigionamenti dagli altri paesi. E invece, come conseguenza l’Ungheria (insieme alla Bulgaria) ha deciso di bloccare l’export di cereali, per coprire il fabbisogno interno e far fronte ad una crisi che potrebbe protrarsi nel tempo.
Al momento i mulini italiani hanno ancora la scorta di materia prima, avendo immagazzinato il raccolto dell’anno passato e gli acquisti fatti sul mercato internazionale fino al mese scorso, ma presto il grano tenero potrebbe iniziare a scarseggiare.
Italmopa, l’associazione industriali mugnai d’Italia, ha dichiarato che l’industria molitoria italiana non sarà più in grado di garantire la produzione di farine di frumento tenero nei volumi richiesti, se non verrà revocato il blocco deciso dall’Ungheria … leggi tutto
(Mockup Graphics)