di Paolo Valentino, foto di Konrad Rufus Müller
Bambino povero e ribelle, a 16 anni si presentò al Kgb per esser arruolato.
Ecco come un uomo dalla vita oscura è diventato un tiranno consumato dalla fame di grandezza per la Russia e sé stesso
La lezione del topo
Il 24 febbraio scorso il presidente russo ha ordinato la più grande azione militare di terra in Europa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Una brutale guerra di aggressione contro l’Ucraina, decisa contro ogni logica razionale, in un azzardo geopolitico dove i rischi e costi si stanno rivelando molto più alti di un’effimera definizione di vittoria.
E forse memore proprio del famoso topo, Putin l’ha motivata dicendo di esservi stato costretto, poiché «la Russia non aveva altra scelta». Andare indietro nella biografia dell’uomo che si è auto-investito della missione di riunificare il Russkij Mir, il mondo russo separato dalla fine dell’Unione Sovietica, ultima incarnazione del sogno imperiale di una Russia eterna, è fondamentale per capirne il mistero.
La vita di Vladimir Putin è infatti costellata di “Harte Wendungen ”, le svolte traumatiche dipinte da Paul Klee, che ne hanno influenzato fortemente la personalità, fino a farla scivolare in una sorta di autocrazia paranoica che lo avvicina ai più spietati despoti della storia russa, da Pietro il Grande a Stalin … leggi tutto