Vladimir Putin, i segreti del bambino che giocava col topo e ha incendiato il mondo (corriere.it)

di Paolo Valentino, foto di Konrad Rufus Müller

Bambino povero e ribelle, a 16 anni si presentò 
al Kgb per esser arruolato. 

Ecco come un uomo dalla vita oscura è diventato un tiranno consumato dalla fame di grandezza per la Russia e sé stesso

Nulla distingue la casa al numero 12 di Ulitza Baskova, nel cuore di San Pietroburgo, dal resto degli anonimi edifici che le stanno accanto. L’unico segnale è che non è possibile visitarla.
Negli Anni 50 era una komnunalka, una di quelle abitazioni nate dalla suddivisione dei grandi appartamenti signorili dell’epoca zarista, dove nell’Unione Sovietica più nuclei familiari convivevano, uno per stanza, condividendo cucina, bagno e corridoio.
Vladimir Putin vi è nato e cresciuto, nella città che allora si chiamava ancora Leningrado. In condizioni così modeste, suo padre era operaio in una fabbrica di treni, che la caccia ai topi in cui si distingueva non era solo il gioco di un’infanzia povera, ma una continua lotta per non farli dilagare. Un giorno il giovane Vladimir ne inseguì uno particolarmente grosso sulle scale con un bastone in mano, fino a costringerlo in un angolo.
All’improvviso il ratto gli si lanciò contro sfiorando la sua testa e con un balzo riuscì a fuggire. L’incidente, avrebbe detto Putin nell’unica autobiografia scritta con alcuni giornalisti nel 2000, gli diede una lezione di vita, mai dimenticata: «Ognuno dovrebbe tenerlo a mente: mai mettere qualcuno in un angolo».

La lezione del topo

Il 24 febbraio scorso il presidente russo ha ordinato la più grande azione militare di terra in Europa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Una brutale guerra di aggressione contro l’Ucraina, decisa contro ogni logica razionale, in un azzardo geopolitico dove i rischi e costi si stanno rivelando molto più alti di un’effimera definizione di vittoria.

E forse memore proprio del famoso topo, Putin l’ha motivata dicendo di esservi stato costretto, poiché «la Russia non aveva altra scelta». Andare indietro nella biografia dell’uomo che si è auto-investito della missione di riunificare il Russkij Mir, il mondo russo separato dalla fine dell’Unione Sovietica, ultima incarnazione del sogno imperiale di una Russia eterna, è fondamentale per capirne il mistero.

La vita di Vladimir Putin è infatti costellata di “Harte Wendungen ”, le svolte traumatiche dipinte da Paul Klee, che ne hanno influenzato fortemente la personalità, fino a farla scivolare in una sorta di autocrazia paranoica che lo avvicina ai più spietati despoti della storia russa, da Pietro il Grande a Stalin … leggi tutto

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