di Paolo Pecere
In che modo i racconti sulle mancanze cognitive – come quello di John Hull sulla cecità – ci possono aiutare a comprendere le menti degli altri e quelle non umane.
Dopo aver perso definitivamente la vista John Hull – nel Dono oscuro (Adelphi) – racconta che per “i primi mesi e anni di cecità” lo tormentava un’immagine persistente: si trova in una miniera che scende in un tunnel, sempre più in profondità, fino al punto in cui il piccolo cerchio di luce all’imboccatura del tunnel sparisce:
Ora mi accorgo del peso della montagna. Nasconde la luce, il giorno, l’aria. Procediamo ancora e ancora dentro quella massa solida e pesante. Non posso orientarmi, non c’è un filo di luce. So che tra me e il mondo c’è una montagna di roccia […] Sono intrappolato in un nascondiglio insopportabile … leggi tutto