di Méabh Mc Mahon & Giulia Torbidoni
Questa è la storia di Axel che, il mese scorso, era un normale ventenne, studente di informatica all'università di Kiev.
Oggi è a Bruxelles, senza status di rifugiato e segnato dal suo straziante viaggio dall’Ucraina dilaniata dalla guerra.
Axel racconta a Euronews come, per ore, a lui e ad altri amici sia stato impedito di salire su un treno, solo a causa del colore della loro pelle. Una volta raggiunto il confine, poi, hanno affrontato le aggressioni delle guardie di frontiera.
“Quando ci dicevano di aspettare, lo facevano in modo brutale, agressivo e anche a gesti. Siamo esseri umani dopo tutto, anche le nostre vite contano”, ha raccontato.
I video condivisi sui social mostrano persone di colore spinte fuori dai treni. E questa discriminazione non si ferma una volta arrivati in Belgio. Perché anche se fuggono dalla stessa guerra, questi studenti non godono degli stessi benefici degli ucraini nell’ambito della direttiva europea sulla protezione temporanea che prevede che i Paesi UE diano per un anno, estendibile per un altro anno, accoglienza e una serie di diritti come il soggiorno, l’accesso al mercato del lavoro e agli alloggi, l’assistenza medica e l’accesso all’istruzione per i minori.
Questo vale per gli ucraini o chi in Ucraina aveva già uno status di rifugiato, mentre ci sono delle differenziazioni per le altre categorie di persone come, ad esempio, gli studenti.
“Gli ucraini sono ora privilegiati, anche se veniamo tutti dall’Ucraina”, ha raccontato Ruth, studentessa di medicina. “Quindi vogliamo beneficiare degli stessi diritti, visto che veniamo tutti dalla guerra, eravamo tutti in Ucraina. Vogliamo anche poter finire i nostri studi come gli ucraini”, ha spiegato.
L’associazione locale afro-belga Change si sta battendo per Ruth, Axel e altri 46 studenti che si trovano in questo limbo. L’associazione li ha trovati e presi dal confine polacco e sta fornendo loro vestiti, alloggio, corsi di lingua e anche una consulenza.
“Quando questi giovani mostrano la loro situazione, sono molto triste. Ma allo stesso tempo mi motiva a continuare questa lotta che stiamo cercando di fare”, ha spiegato Dido Lakama, dell’associazione Change.
Per prima cosa, adesso, questa lotta si focalizzerà sul far entrare gli studenti nelle università belghe che per ora li hanno respinti.