Sono le undici e quattordici minuti del 20 febbraio 2020, ed è un momento storico.
L’enorme braccio meccanico alla cui estremità è fissata un altrettanto grossa pinza di metallo, si ferma a pochi centimetri di distanza dal ballatoio del quintultimo piano della torre A, la cosiddetta Vela verde del lotto M di Scampia. La folla ai piedi dell’edificio rimane in silenzio con il fiato sospeso. Le persone affacciate ai balconi della struttura di fronte, la Vela azzurra, smettono improvvisamente di vociare.
Sembra quasi che ci abbiano ripensato. Poi dopo un paio di minuti arriva il via dal direttore dei lavori e la pinza morde il cemento armato, seguita a ruota dalla sua sorella più piccola, che lavora ai fianchi la struttura all’altezza del terzo piano mentre una pompa collegata al macchinario spruzza acqua nel tentativo di limitare la polvere.
La demolizione della quarta vela (tre delle sette totali sono già andate giù tra la metà degli anni Novanta e gli inizi del Duemila) è cominciata … leggi tutto