di Carmelo Palma e Iuri Maria Prado
Il tavolo della resa
Il negoziato politico-diplomatico tanto invocato questi giorni serve a trattare sui termini della pace o sui termini della violenza che l’ha compromessa? Perché per legittimare la sua aggressione e ottenere i massimi vantaggi possibili, Mosca userà tutto l’arsenale a disposizione, anche quello non convenzionale
Già il fatto che la soluzione politico-diplomatica per far cessare i massacri russi in Ucraina pretenda di risiedere e risolversi in vaghe evocazioni di negoziato denuncia un colpevole eccesso di ottimismo, e in ogni caso una plateale imprecisione. I negoziati, infatti, sono contrattazioni in cui le parti decidono liberamente, non costrette dalla minaccia o dalla violenza, quale sia il punto di equilibrio più conveniente dei rispettivi interessi.
Si negozia, ad esempio, per l’acquisto di un bene o di un servizio tra privati o per un accordo elettorale tra partiti o perfino per un matrimonio tra fidanzati, fino a che le reciproche relazioni sono spontanee e volontarie.
Si può parlare di negoziato solo se le parti hanno tutte piena fiducia di potersi alzare dal tavolo incolumi, qualunque decisione abbiano preso. Nessuno si sognerebbe di chiamare negoziato quello in cui una parte minaccia di ammazzare l’altra, o di farle esplodere la casa o l’azienda, se non trova soddisfazione delle proprie richieste.
Un’impresa, ad esempio, negozia con diversi fornitori servizi di vigilanza e sicurezza cercando di spuntare il migliore per rapporto qualità-prezzo, ma non negozia la protezione offerta dalla mafia: decide semplicemente se accettare o no l’estorsione valutando le conseguenze economiche e morali di ciascuna alternativa.
Chi decide di pagare il pizzo non può essere certo accusato di nulla, ma chi rifiuta non può, se non indecentemente, essere considerato responsabile della rovina della propria impresa o della propria famiglia. E lasciamo perdere che, in Italia, questa indecenza ancora si consente molta borghesia para-mafiosa.
Visto che dunque il tanto invocato negoziato politico-diplomatico è una sorta di trattativa sul pizzo richiesto dalla Russia all’Ucraina, o qualcosa di molto simile alle trattative con i rapitori intorno all’importo del riscatto e alla liberazione del rapito, sarebbe il caso che gli intermediari – che in questo caso sono gli Stati non coinvolti nel conflitto, tra cui l’Italia – avessero chiaro che il rapporto tra le parti non è quello che normalmente intercorre tra uomini di business o di mondo, ma quello tra il sopraffattore e la sua vittima.
Dunque, nell’auspicare la trattativa tra Russia e Ucraina – ovviamente indefessa e senza tregua – si tratta di capire se la trattativa serve a trattare sui termini della pace o sui termini della violenza che l’ha compromessa … leggi tutto
(Luke Jones)