Forse a Gianfranco Pagliarulo (1949), presidente dell’Anpi, l’associazione dei partigiani, converrebbe cambiare mestiere.
Come molti «putiniani d’Italia», preferirebbe che la Russia non incontrasse opposizione. Ma che mondo sarebbe il nostro se l’ingiusta violenza si potesse sempre imporre senza resistenza?
In questi giorni ha ricevuto tre schiaffoni, di quelli che lasciano il segno. E non da sconosciuti passanti. Il primo gli è arrivato dal presidente Sergio Mattarella, secondo cui l’attacco russo colpisce le idee fondanti della Liberazione: «Sono i valori della Resistenza che ci interrogano». Il secondo da Liliana Segre, superstite dell’Olocausto.
Ha ricordato che «non è concepibile nessuna equidistanza se vogliamo essere fedeli ai nostri valori». Il terzo dal presidente onorario Carlo Smuraglia (1923), che, contro la linea ufficiale dell’associazione, ha equiparato la resistenza ucraina a quella italiana del ‘43-45, dicendosi favorevole agli aiuti militari.
Pagliarulo fa orecchie da mercante. Ecco spiegato il passaggio semantico dalla Resistenza alla Resilienza.