Chi scrive ha sempre tenuto in gran conto l’Associazione nazionale partigiani d’Italia.
Ma oggi, di fronte alla mattanza di Bucha, c’è solo un modo per essere “partigiani” nel senso più alto e nobile del termine: parteggiare per l’aggredito, l’invaso.
Ho riletto e riletto quel comunicato. E ho visto e rivisto le immagini strazianti che giungevano da Bucha. Confesso di essere rimasto schiantato. Chi scrive ha sempre tenuto in gran conto l’Associazione nazionale partigiani d’Italia. Per la sua storia, per le sue origini, per ciò che rappresenta. Ma oggi, di fronte alla mattanza di Bucha, c’è solo un modo per essere “partigiani” nel senso più alto e nobile del termine: parteggiare per l’aggredito, l’invaso.
Per la resistenza di un popolo colpevole di esistere. Per questo, con tutto il rispetto, non formale, dovuto, ritengo il comunicato dell’Anpi sulla mattanza di Bucha un capolavoro di ambiguità. Per ciò che c’è scritto, per quello che non c’è scritto, e per l’invocazione fatta. “L’Anpi condanna fermamente il massacro di Bucha, in attesa di una commissione d’inchiesta internazionale guidata dall’Onu e formata da rappresentanti di Paesi neutrali, per appurare cosa davvero è avvenuto, perché è avvenuto, chi sono i responsabili”.
L’Associazione nazionale partigiani (Anpi) in una nota si esprime così sul massacro di Bucha, con decine di civili uccisi. Le immagini negli ultimi giorni hanno documentato la presenza di numerosi cadaveri in strada o ammassati nelle fosse comuni. “Questa terribile vicenda conferma l’urgenza di porre fine all’orrore della guerra e al furore bellicistico che cresce ogni giorno di più”, scrive l’Anpi.
Furore bellicistico? Certo, ma a chi si riferisce l’Anpi. All’Europa delle sanzioni e degli aiuti militari all’Ucraina? All’America che con il suo presidente calza l’elmetto? Se è così, siamo al riflesso pavloviano, proprio di chi non riesce proprio a liberarsi dall’idea, o per meglio dire, dall’ossessione, che in fondo se il mondo è così ingiusto la colpa era ed è dell’imperialismo americano e dei suoi vassalli europei. In quel comunicato non c’è una riga, macché, neanche una parola che richiama alle responsabilità di chi questa sporca guerra d’aggressione ha scatenato: la Russia.
O per essere ancora più chiari: l’autocrate che ne è il Presidente. Lo zar del Cremlino: Vladimir Vladimirovich Putin. In quel comunicato non c’è distinzione alcuna tra l’aggredito e l’aggressore, ma solo un generico riferimento al “furore bellicistico”. Lungi da chi scrive imbastire un processo alle intenzioni.
Quello che mi auguro è un dibattito che non demonizzi, che non criminalizzi chi la pensa diversamente. E Globalist si candida a ospitare questa “agorà”. Ma non criminalizzare, non significa attestarsi su posizioni ecumeniche, un tempo si sarebbe detto alla “democristiana”.
Ad esempio, sarebbe molto interessante discutere su come definire ciò che dal 24 febbraio, sta accadendo in Ucraina. Le parole sono importanti, soprattutto quando si parla di cose serie. Ai compagni dell’Anpi, e a chi ne condivide le idee espresse in quel comunicato, chiedo: quella in atto è una guerra, si o no? E se s^, che tipo di guerra è?
E’ una guerra d’aggressione o, come qualche analista afferma, è una guerra per procura, che l’America, la Nato, l’Europa combattono contro la Russia attraverso l’Ucraina? Ed ancora: ma davvero credete che l’obiettivo di Putin sia mai stato quello di “de-nazificare” lo Stato ucraino? Una denazificazione perseguita, peraltro, usando come teste d’ariete i neonazisti del Gruppo Wagner? Davvero si crede alla narrazione putiniana sulla Grande guerra patriottica?
E cosa c’è di spirito socialista, nell’aver finanziato in tutti questi anni i peggiori movimenti, partiti sciovinisti, populisti, d’estrema destra, in Europa?
E poi, la proposta avanzata. Qui, lasciatemelo dire compagni dell’Anpi, siamo all’escamotage furbesco: creare una commissione d’inchiesta dell’Onu formata da Paesi neutrali. Ora, si dà il caso che qualsiasi commissione d’inchiesta Onu deve avere luce verde dal Consiglio di Sicurezza, massimo organismo decisionale delle Nazioni Unite, nel quale, come anche i dirigenti dell’Anpi sanno bene, la Russia è uno dei cinque membri permanenti con diritto di veto.
E poi, di grazia, che darebbe a chi la patente di “Paesi neutrali”? Neutrali rispetto a cosa? E chi dovrebbe fare questa analisi del sangue “neutralista”? … leggi tutto