di Cristiano Tassinari & Euronews World
Quello che sta accadendo in Ucraina ricorda dolorosamente i momenti peggiori delle guerre balcaniche degli anni Novanta.
Su tutti, il massacro di Srebrenica – del luglio 1995 – perpetrato dall’esercito serbo-bosniaco, in cui furono uccise più di ottomila persone (8.372 vittime, il numero ufficiale).
Dopo due anni di assedio, le truppe del Generale Ratko Mladic entrarono in questa enclave bosniaca situata in una zona protetta dai Caschi Blu dell’ONU (olandesi).
Le forze di pace non riuscirono, però, a difendere la popolazione civile e collaborarono persino a separare gli uomini dalle donne e dai bambini.
Gli uomini furono fatti salire su autobus destinati tragicamente alla morte.
Anni dopo, il generale Mladic e Radovan Karadzic, all’epoca dei fatti presidente della Repubblica serba di Bosnia-Erzegovina, furono processati e condannati all’ergastolo per genocidio.
Ma il primo grande massacro della guerra dei Balcani avvenne quattro anni prima, nel 1991, nella città croata di Vukovar.
Dopo aver conquistato la città, le truppe serbe uccisero circa duecento croati che si erano rifugiati nell’ospedale locale. Li trasferirono in una fattoria e li torturarono per ore prima di ucciderli.
Almeno altre 300 persone scomparvero.
Anni dopo, l’ex colonnello Mile Mrksic, conosciuto come “il macellaio di Vukovar”, fu stato condannato a 20 anni di carcere per crimini di guerra.
Alla fine degli anni ’90, massacri su scala minore furono perpetrati in Kosovo e Cecenia e, nel 2008, decine di civili furono uccisi durante il fallito assalto dell’esercito georgiano per riprendere il controllo dell’Ossezia del Sud.
Purtroppo, la cronaca di questi giorni racconta che quelle non furono le ultime tragedie ad accadere in Europa.
Tragedie da non dimenticare.