I furti dei soldati russi nelle case di Bucha o di Hostomel o Borodyanka,
Nel catalogo di infamie che l’aggressione dell’Ucraina ci aggiorna di ora in ora, si intravede adesso qualcosa di più, di oltre: la lista della spesa della ferocia, una specie di discount dell’orrore coniugato con le razzie nelle case di Bucha o di Hostomel o Borodyanka espugnate dagli invasori, nelle vite dei loro abitanti derubate dall’esercito di Putin.
Questo qualcosa, questo qualcuno sono le mogli dei soldati russi, sorelle, madri, fidanzate, insomma l’universo tiepido e familiare che sta dall’altra parte del fronte, al sicuro, collegato coi militari da telefonate che, intercettate dai servizi ucraini, filtrano sui media.
E che narrano l’indicibile, le richieste al maritino che sappiamo distratto, le promesse alla mogliettina esigente: ricorda che ci serve un televisore, caro, portami un’aspirapolvere nuovo, tesoro, ho preso un quadro che sta bene in salotto, dolcezza, ti ho trovato il condizionatore che volevi da tanto… Sembrano chiamate da un ipermercato e non da un mattatoio.
E ci interpellano su quel pezzo di mondo congelato da Putin, che forse non avrà piena contezza delle atrocità commesse dalla propria soldataglia: ma davvero può non interrogarsi sui proprietari di quei beni che adesso vengono spediti loro a pacchi e tonnellate dai corrieri bielorussi?
Davvero mogli e madri del soldato Andrei o del caporale Yevgeny non si domandano nulla sulla provenienza (palese) di tende, pellicce, tavolini, dipinti, refurtiva insanguinata e catalogata con pignoleria dallo spedizioniere con tanto di nomi e indirizzi di recapito in Russia, non si sa mai si perdesse qualcosa? In ogni sterminio, i più non si interrogano: e così lo permettono … leggi tutto