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Ius scholae: maggiore inclusività e vantaggi per tutti (lavoce.info)

di 

Il dibattito pluridecennale sulla necessità 
di riforma della legge sulla cittadinanza si 
arricchisce di un nuovo capitolo. 

La speranza è che si possa modificare il provvedimento legislativo datato 1992, del tutto inadatto a disciplinare il fenomeno.

La proposta approvata come testo base unificato dalla commissione Affari Costituzionali della Camera lo scorso 9 marzo e immediatamente battezzata ius scholae può essere letta come una versione riveduta e aggiornata dello ius culturae, al centro di una vasta campagna di sensibilizzazione della società civile già da diversi anni.

Secondo la proposta, la legge 91/1992, che disciplina al momento le modalità di ottenimento della cittadinanza, verrebbe modificata allentando il vincolo del raggiungimento della maggiore età per il riconoscimento della cittadinanza italiana e prevedendo invece la possibilità di concederla anche ai minori, siano essi nati in Italia o arrivati prima del compimento dei 12 anni, purché abbiano risieduto legalmente e senza interruzioni sul territorio italiano e abbiano effettuato un percorso scolastico di almeno 5 anni nel sistema di istruzione del nostro paese.

A tal fine, la richiesta deve essere presentata da entrambi i genitori legalmente residenti in Italia.

L’iter legislativo della riforma rischia di essere pesantemente ostacolato dai 728 emendamenti al testo inizialmente presentati in Commissione, molti dei quali del tutto privi di significato, se non quello del mero ostruzionismo.

Previsioni quali la necessità di prove scritte e/o orali atte ad accertare la conoscenza di festività, sagre tipiche, tradizioni enogastronomiche, usi e costumi regionali, oppure l’introduzione di requisiti minimi aggiuntivi stabiliti in termini di media scolastica non rappresentano certo un parametro per giudicare se i minori stranieri meritino o meno di godere della cittadinanza italiana.

In quanti ne potrebbero beneficiare?

Anche se non è agevole determinare in modo puntuale quanti possano essere ad oggi i potenziali beneficiari immediati dello ius scholae, se ne può stimare un ordine di grandezza in prima approssimazione.

In base alle stime appena pubblicate dall’Istat, al 1° gennaio 2022 il numero di minori stranieri nel nostro Paese supera di poco il milione, pari all’11,5% della popolazione residente al di sotto dei 18 anni. Secondo i dati dell’ultimo report del Ministero dell’Istruzione, e relativi all’anno scolastico 2019/2020, gli alunni con cittadinanza straniera nelle scuole di ogni ordine e grado (dall’infanzia alla secondaria di II grado) sono 876.801.

Corrispondono al 10,3% del totale della popolazione scolastica e per quasi due terzi (573.845) sono nati in Italia (seconde generazioni). Questi ultimi rappresentano oltre l’80 per cento degli alunni con cittadinanza straniera nella scuola dell’infanzia, il 75 per cento circa nella scuola primaria, il 62 per cento nella secondaria di I grado e poco più del 40 per cento nella secondaria di II grado.

Un tentativo di conteggiare in via approssimativa la platea di potenziali beneficiari immediati della riforma deve tener conto del requisito relativo allo svolgimento di un ciclo scolastico di almeno 5 anni nel nostro paese. Escludendo quindi gli alunni delle scuole primarie, nonché quelli già maggiorenni che potrebbero fare comunque richiesta di cittadinanza, e basandosi sui dati disponibili – come detto riferiti al 2019/2020 – i minori stranieri iscritti alla scuola secondaria di I e II grado ammontano a quasi 330.000.

Tale cifra potrebbe essere considerata un limite superiore, che tende a sovrastimare il numero dei potenziali beneficiari immediati in quanto include anche chi è arrivato da poco in Italia, o comunque non ha alle spalle un ciclo di cinque anni nel nostro sistema scolastico.

Nel 2019/2020 gli stranieri entrati per la prima volta nel sistema scolastico italiano, ad esempio, ammontano a circa 9.600 nella scuola secondaria di I grado, e a circa 8.200 in quella di II grado … leggi tutto

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