Nascosto in una casa senza citofono in un paese che conta 70 abitanti, il cantante di CCCP, CSI e PGR non pensa alla musica, non compra vestiti e non rimpiange gli anni in cui era popolare. «Sono libero grazie al mio passato»
Punk e religiosissimo, eremita e leader di band musicali di culto, schivo eppure accogliente.
Per capire meglio il mistero che ruota attorno alla personalità di Giovanni Lindo Ferretti è necessario inerpicarsi a quasi mille metri sul livello del mare. Cerreto Alpi, frazione di Ventasso in provincia di Reggio Emilia, è parte integrante di una persona, un artista, un salmodiante che ha dedicato la propria vita al senso delle parole e al suo contrario, alla fedeltà alla linea (ieri dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) e alla fede cattolica (oggi il riferimento è il papa emerito Ratzinger), al ritorno alla casa dei «miei vecchi» tra abitazioni in pietra, un bosco, un ruscello e gli amati cavalli, ma senza abbandonare del tutto l’attività degli spettacoli – e un libro a breve – che lo vedono perennemente tra i personaggi più acclamati dal vivo. In definitiva alla creazione di un mondo personalissimo, materiale quanto spirituale, e per questo affascinante.
Nessuna intervista concordata. Con lui è impossibile, soprattutto negli ultimi anni. Tanto che il manager, quando lo chiamo per contattarlo, mi risponde: «Ti metto in lista, sei il 51esimo». Eppure, valeva la pena provare a salire fin quassù a chiederglielo di persona, visto che con i CCCP e passando per i CSI e i PGR ha segnato la musica italiana come pochi altri … leggi tutto