Grazie a Dio oggi Draghi il “dittatore” se ne frega di Conte e Salvini. Ma dopo? (huffingtonpost.it)

Non possiamo svegliarci una mattina e scoprire 
che le forze populiste,
antieuropee, filoputiniane hanno preso il sopravvento per insipienza di chi oggi applaude il premier ma poi non riesce a trasformare l’applauso odierno in un’offerta politica concreta e realistica
Ti svegli una mattina e leggi le dichiarazioni di Giuseppe Conte che vuole far saltare l’alleanza occidentale non mandando più armi in Ucraina. Lo fa con quei suoi modi da azzeccagarbugli che gli consentono di dire cose senza senso come se avessero un qualche senso.
Una dittatura del sofismo, quella di Conte, in cui l’aggredito si dovrebbe difendere con moderazione in modo da non infastidire più di tanto l’aggressore, in cui le armi giuste sarebbero pistole a gommini e cerbottane con la carta ciancicata e, soprattutto, in cui la diplomazia si trasforma in un generico “volemose bene” che sa tanto di “volemo bene a Putin”…
Leggi le parole di Conte e pensi che le può pronunciare solo perché sa che nessuno gli darà davvero retta, perché sa che le sue parole si schianteranno per fortuna contro il solido muro di una democrazia liberale.

Ti svegli una mattina e leggi il nuovo Matteo Salvini, un po’ francescano e un po’ no-global leoncavallino, fare da sponda al suo alleato di fatto Giuseppe Conte: “Dall’incontro tra Draghi e Biden mi aspetto la pace. Arrivare subito alla pace è vitale” è riuscito a dire Salvini contro ogni possibile declinazione della realtà.

La tesi? La pace deve arrivare da chi difende l’aggredito e non dall’aggressore. Un capovolgimento delle responsabilità che fa seriamente dubitare della buonafede del leader della Lega. Anche perché Salvini riesce ad aggiungere che sia l’Ucraina sia la Russia “vogliono farla finita” e che “qualcuno dall’altra parte del mondo vuole conseguire su campi altrui i propri obiettivi strategici non è il caso e non è il momento”.

Siamo alla teorizzazione di una guerra americana per procura che, di fatto, è in tutto e per tutto coincidente con la tesi propagandistica del Cremlino.

E allora ti svegli una mattina e ringrazi Dio che il “dittatore” Draghi se ne freghi altamente sia di Conte sia di Salvini. Ti svegli una mattina e ringrazi Dio che una democrazia liberale non sia una democrazia populista: con tutti i suoi difetti la prima tende a una razionalità strategica; la seconda rincorre sempre l’irrazionalità dell’istante.

Ecco, in questa fase il “dittatore“ Draghi incarna al meglio la forza intrinseca di una democrazia liberale capace di decidere senza ricatti emotivi … leggi tutto

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