Insolito spettacolo sulla tv russa: un analista dice la verità sulla guerra in Ucraina (ilfoglio.it)

Il colonnello in pensione Mikhail Khodarenok sul 
talk di punta della tv di stato parla delle 
difficoltà sul campo e dell'isolamento 
internazionale di Mosca. 

Un allarme spontaneo scappato alle maglie della censura o un intervento pianificato per aiutare a mitigare le aspettative?

Sulla televisione russa è andata in onda una valutazione sorprendentemente schietta di un analista russo sull’invasione russa dell’Ucraina e sull’isolamento internazionale del suo paese. La traduzione è stata fatta da Francis Scarr della BBC.

60 Minutes è il talk show di punta della tv di stato russa: discussioni in studio che promuovono la linea del Cremlino, il quale continua a sostenere che la cosiddetta “operazione militare speciale” in Ucraina stia andando secondo i piani. Ma per una volta l’ospite in studio – Mikhail Khodarenok, analista militare e colonnello in pensione – ha dipinto un quadro molto diverso. Khodaryonok sostiene che i rapporti russi sulla demoralizzazione tra le truppe ucraine sono solo casi individuali e non indicativi di uno stato d’animo generale.

In effetti, dice, gli ucraini sono altamente motivati ​​e pronti a morire per il loro paese, che secondo lui è una “componente dell’elevata prontezza al combattimento di un esercito, una delle più importanti”. L’ex colonnello mette in guardia anche dagli “spauracchi di guerra, minacciando con i missili in direzione della Finlandia… dopotutto la principale carenza della nostra posizione politico-militare è che, in un certo senso, siamo in pieno isolamento geopolitico e che, per quanto ci dispiace ammetterlo, praticamente il mondo intero è contro di noi”.

Ha avvertito che “la situazione [per la Russia] chiaramente peggiorerà” poiché l’Ucraina riceverà ulteriore assistenza militare dall’Occidente e che “l’esercito ucraino può armare un milione di persone”.

È raro sentire un’analisi così realistica sulla tv russa. Il Cremlino ha fatto il possibile per controllare il panorama informativo, chiudendo le fonti di notizie indipendenti e assicurandosi che la televisione – lo strumento principale in Russia per plasmare l’opinione pubblica – sia in linea con la volontà di Putin. Allora, cosa è successo a 60 Minutes?

È un allarme spontaneo e inaspettato scappato alle maglie della censura o un intervento pianificato per iniziare a preparare i russi a notizie negative sulla “operazione militare speciale” e per aiutare a mitigare le aspettative? È troppo presto per dirlo.

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