di Mario Lavia
Lo sprovveduto
Dopo aver fatto perdere al M5S la presidenza della commissione Esteri del Senato, il leader grillino ha giocato la carta della vittima. Ora si gioca con Salvini il primo posto nella classifica del politico più scarso d’Italia. Basterà l’ennesimo flop a far rinsavire il Pd?
È la nuova strategia casalinesca: una specie di terapia del dolore, una tafazzismo autoprovocato, una declinazione politica del vittimismo orsiniano-dicesariano. Perdere per poi fare le vittime. Autoescludendosi così dal gioco dei partiti – Silvio Berlusconi parlava di teatrino – brutti e cattivi, infidi e disonesti.
Eccola qui la triste macchina da guerra di Giuseppe Conte e Rocco Casalino, la coppia perdente della politica italiana che teorizza il tanto peggio tanto meglio o, se si preferisce, l’antico detto muoia Sansone con tutti i filistei.
Così ridotto, il primo partito del Parlamento italiano va allo sbaraglio su tutto e su tutto soccombe salvo poi prendersela con gli altri: e quindi ieri ha perso la presidenza della commissione Esteri del Senato, quella che era di Vito Petrocelli detto «Petrus», come “l’amarissimo che fa benissimo” di una vecchia réclame, cacciato con ignominia per le sue posizioni a destra di Vladimir Putin.
Bruciato per eccessivo antimericanismo anche Gianluca Ferrara, Conte poteva mettere in campo la dimaiana Simona Nocerino, seguendo la moral suasion dei dem, forse avrebbe addirittura potuto cedere la poltrona a un nome autorevole e unitario (Pierferdinando Casini, Mario Monti, Luigi Zanda) ma niente, l’avvocato ha insistito su Ettore Licheri, già trombato quando volle fare il capogruppo.
Solo i tre senatori del Partito democratico gli sono andati dietro come scolaretti disciplinati trascinati da questi Lucignoli della politica. Perfino un lupo di mare come Zanda non ha saputo fare di meglio.
Tutti gli altri (anche Mario Monti, anche il senatore renziano Giuseppe Cucca) hanno votato per Stefania Craxi, Forza Italia, che ha vinto con 12 voti contro 9 del grillino e ora è la nuova presidente di un commissione importante (tra l’altro adesso sono due donne, lei e Roberta Pinotti, a guidare le commissioni Esteri e Difesa di palazzo Madama).
Ancora una volta Conte non ha capito, o ha finto di non capire, come funziona il Parlamento. Non ha capito, o fatto finta di non capire, che servono intese larghe, accordi seri.
Ė talmente sprovveduto che dopo il pasticcio combinato ha gridato al cambio di maggioranza che adesso sarebbe «da Fratelli d’Italia a Italia viva» come se si fosse trattato di un voto di fiducia o su un provvedimento importante e addirittura ha invocato l’intervento di Mario Draghi – è una sua fissa – che secondo lui invece di occuparsi di Nato, Ucraina, gas e inflazione dovrebbe spendere il suo tempo per difendere Ettore Licheri.
Tra parentesi, oggi Draghi parla alla Camera sulla guerra, appuntamento al quale i grillini, anche a seguito della brutta figura di ieri, arrivano con le ruote sgonfie. Urla al complotto, l’avvocato del populismo. E in un certo senso ha ragione: c’è un complotto, ma manifesto, contro di lui dentro e fuori il Movimento 5 stelle perché nessuno lo sopporta più, nessuno si fida di un leader palesemente non in grado di esserlo.
Ecco perché le truppe e truppette interne al M5s sono sbandate più che mai e cresce la tentazione di far saltare il quadro politico salvo poi valutare che con esso salterebbero anche gli stipendi dell’ultimo anni di legislatura … leggi tutto