Le illusioni da evitare su indipendenza e transizione energetica (ilsussidiario.net)

di Angelo Colombini

REPOWER EU

L’annuncio del programma REPower EUe è senz’altro positivo, ma bisogna evitare alcune illusioni riguardo la sua attuazione pratica

Le vicende degli ultimi anni, aggravate ulteriormente dalla guerra causata dalla Russia, hanno dimostrato che il nostro sistema economico, ma anche quello sociale, non sono adeguati tecnologicamente e culturalmente per una veloce transizione ecologica ed energetica. Questo ci pone di fronte a diverse questioni; se da un lato è sempre più urgente accelerare i processi di transizione, dall’altro occorre evitare strappi che rischiano di minare la coesione sociale e far venir meno il consenso verso la necessaria modifica di comportamenti, anche personali, con stili di vita più sobri, e per favorire nuovi modelli di sviluppo.

In tal senso l’annuncio da parte della Commissione europea dell’avvio del programma ”REPowerEU è un passo positivo. La diversificazione delle fonti e dei fornitori, la cooperazione tra i Paesi europei per l’acquisto del gas, la spinta per le rinnovabili, la decisione di fare un ulteriore passo verso i bond europei con un investimento complessivo da 300 miliardi di euro (72 di sovvenzioni e 226 di prestiti) è uno scenario più volte indicato dalla Cisl anche rispetto all’Italia, dove occorre procedere con decisione verso la costruzione di nuovi impianti per la produzione da Fonti di energia rinnovabili e nello stesso tempo adottare misure che consentano di salvaguardare il nostro apparato produttivo, salvaguardando posti di lavoro, competenze e professionalità del nostro Paese.

Ribadiamo come abbiamo fatto da mesi la necessità di accelerare sulle Fer, avendo un approccio di complementarità tra le tecnologie e le fonti energetiche, senza escluderne alcuna aprioristicamente, anche perché rispetto alle potenziali innovazioni spesso si fa riferimento a tecnologie, in particolare l’idrogeno, ancora non immediatamente disponibili in maniera massiccia e/o economicamente conveniente se non addirittura ancora in fase di sviluppo.

In tal senso occorre definire un concreto percorso di uscita dalle fonti fossili chiarendo definitivamente ciò che è possibile fare nel breve, medio e lungo periodo; senza illudere le persone, le lavoratrici e i lavoratori.

Tale approccio sarebbe utile specialmente in relazione ad alcune proposte generiche o poco realistiche, come quelle che è possibile uscire velocemente dalle fonti fossili, se non collegate ai tempi delle necessarie trasformazioni/transizioni dei vari settori economici. Questo vale anche se si fa riferimento alle normative perché i pacchetti di proposte, legate al Green Deal europeo e a Fit For 55, hanno un percorso pluriennale.

Non è un percorso semplice, specialmente in questo momento, ma la guerra in Ucraina ha evidenziato molte storture del sistema energetico dell’Italia e di altri Paesi europei, a cominciare dalla Germania, che è restia a incrementare le sanzioni proprio per salvaguardare il proprio apparato produttivo che è tra i primi al mondo.

Tuttavia, è fondamentale mettere al centro dei processi di transizione il valore del lavoro e delle persone che lavorano, evitando di considerarle principalmente o semplicemente dei consumatori, in tal senso è importante valutare l’impatto sul mondo del lavoro; ad esempio, c’è un Report Epsu (sindacato europeo del settore elettrico ed energetico), di qualche anno fa, dove si evidenzia che la privatizzazione del settore elettrico ha ridotto la dimensione aziendale, ha frammentato il settore con la perdita di numerosi lavori e le Fer finora hanno creato pochissimi nuovi posti di lavoro stabili con qualifiche più basse e riduzione dei salari … leggi tutto

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