L'europarlamentare abbandona il Movimento cinque stelle per dar vita a una nuova forza politica.
“Stimo Conte ma fatico a capire perché stiamo al governo. Di Battista? Non ci ho parlato”
Dino Giarrusso lascia il Movimento cinque stelle. Lo ha annunciato lo stesso europarlamentare questa mattina a Coffee Break su La7. Insomma, l’ex Iena, eletto tra le file grilline alle elezioni europee del 2018, alla fine ha deciso di tirarsi fuori. “Ho grandissima stima per Giuseppe Conte per quel che ha fatto come presidente del Consiglio”, ha detto Giarrusso. “Ma la scelta di lasciare arriva per la permanenza in un governo in cui fatico a capire perché dobbiamo starci”.
Giarrusso era stato tra i più votati nella circoscrizione sud alle europee di cinque anni fa, nonostante il M5s avesse perso milioni di voti rispetto alle politiche nel bel mezzo del governo gialloverde.
In questi anni si è sempre promosso per ruoli all’interno del Movimento, ma è sempre stato tenuto piuttosto in disparte. In un’intervista al Foglio del febbraio scorso si era proposto anche come candidato della coalizione di centrosinistra alle regionali in Sicilia, in programma dopo l’estate.
E forse anche la non investitura di Conte per quel ruolo ha pesato sulla sua scelta di andarsene. Ma che i rapporti non fossero idilliaci lo dimostrano pure le allusioni e minacce velate che rivolse ai suoi compagni di partito lo scorso marzo, quando disse che “i panni sporchi si lavano in casa ma se la lavatrice è rotta bisognerà andare a lavarli fuori”.
Adesso fonti grilline a Bruxelles hanno chiesto che si dimetta da eurodeputato, perché “cambiare idea è legittimo, prendere in giro i cittadini no”.
Ora cosa farà? “Sto fondando un nuovo movimento politico. Ne ho parlato con tante persone, a partire da fuoriusciti e scontenti del M5S ma non solo. Dico ai delusi: venite, parliamone insieme'”, ha annunciato Giarrusso oggi.
Tra questi, ancora non c’è Alessandro Di Battista, il leader barricadero che oramai agita più i salotti televisivi delle piazze e che pure aveva in mente di fondare un nuovo soggetto politico.
Tra i due, peraltro, pare ci sia una certa rivalità che non depone a favore di una loro unione.