America Latina: l’impegno di 12 paesi per proteggere gli attivisti ambientali da minacce e violenze (valigiablu.it)

di Susanna De Guio

L’accesso all’informazione e alla giustizia in 
materia ambientale e la partecipazione pubblica 
ai processi decisionali sono i tre grandi assi 
dell’Accordo di Escazú, 

un trattato regionale firmato da 12 paesi dell’America Latina e dei Caraibi. 

Tra il 20 e il 22 aprile scorsi, a Santiago del Cile si è riunita la prima Conferenza delle Parti (COP) di questo trattato che ha diverse somiglianze con la Convenzione di Aarhus, in vigore a livello europeo, che l’Italia ha firmato nel 2001 e di cui ha ospitato la prima COP l’anno seguente.

L’importanza dell’Accordo di Escazú risiede negli strumenti legali che mette a disposizione di difensori territoriali e attiviste per l’ambiente in una tra le regioni più megadiverse del pianeta, che possiede cioè ampia biodiversità e un ricco patrimonio naturale. In America Latina e il Caribe si trova il 28% delle terre coltivabili del mondo, un terzo delle riserve di acqua dolce e il 22% di tutte le foreste.

Allo stesso tempo, questa regione è tra le più esposte ai disastri naturali che il cambio climatico sta intensificando: oltre alla violenza dei fenomeni atmosferici come tempeste e tornado, la desertificazione e la siccità sono una realtà problematica in aumento.

A questo si aggiungono i conflitti generati a causa della deforestazione, dell’agro business, dell’estrazione mineraria e dei mega progetti energetici, dove si producono i due terzi degli omicidi registrati a livello mondiale di persone che difendono l’ambiente, la maggior parte appartenenti a popoli originari.

In questo contesto, l’Accordo di Escazú è il primo al mondo a garantire protezione e sicurezza a persone, gruppi, associazioni che lavorano in difesa della natura con misure specifiche che affrontino le minacce, violenze e limitazioni a cui sono sottoposti, e allo stesso tempo obbliga gli Stati membri a indagare, punire e prevenire le intimidazioni.

Inoltre, l’accordo tutela il diritto di accedere alle informazioni ambientali facendo richiesta alle autorità competenti, senza restrizioni e in tempi idonei, introduce meccanismi di partecipazione alle decisioni riguardanti progetti e autorizzazioni che possono incidere sull’ambiente e sulla salute delle persone, e infine introduce nei tribunali procedure specializzate per le controversie in materia ambientale per assicurare le condizioni di un giusto processo, oltre a promuovere la mediazione e la conciliazione come strumenti di soluzione dei conflitti.

La partecipazione in pericolo

La riunione del mese scorso tra i paesi firmatari, nella sede della CEPAL a Santiago, doveva servire principalmente per ratificare e far entrare in vigore il testo del trattato, già studiato e discusso da tempo, e invece durante la tre giorni della prima Conferenza delle Parti (COP), l’essenza dell’Accordo di Escazú si è vista in pericolo.

La tensione è stata causata dall’inaspettata richiesta della delegazione boliviana di eliminare la partecipazione del pubblico, e l’intera COP è girata attorno a questo tema di estrema rilevanza. “Quel che pretendevano concretamente era far retrocedere l’Accordo di Escazú al 2014”, spiega Andrés Napoli, direttore della fondazione ambientalista argentina FARN e uno dei sei rappresentanti del pubblico, i portavoce delle istanze della società civile alla Conferenza. 

Effettivamente, sebbene l’Accordo di Escazú stia attualmente muovendo i suoi primi passi, la sua costruzione è un processo di lunga data, che rimanda al 2012, durante la Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile (chiamata Río+20) in cui fu elaborata la Dichiarazione di Río sull’Ambiente e lo Sviluppo in America Latina e il Caribe.

In particolare, il Principio 10 stabilisce che “il miglior modo di trattare le questioni ambientali è con la partecipazione di tutti i cittadini interessati,” base su cui si fonda l’attuale Accordo di Escazú.

Dopo due anni di riunioni preliminari, il 2014 è l’anno in cui in cui è stata inclusa la partecipazione del pubblico nel comitato per le negoziazioni tra i paesi interessati.

Questo organo si è riunito nove volte per giungere a una conclusione comune nel 2018, nella località di Escazú, in Costa Rica, poi il 22 aprile dell’anno scorso è entrato in vigore e quest’anno ha inaugurato la sua prima COP … leggi tutto

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