di Emilia Patta
L’ex premier strizza l’occhio alla variegata galassia dei pacifisti:
c’è più di un segnale che stia seriamente valutando uno sganciamento dal governo
Primarie di coalizione con anche il M5s, e sarebbe la prima volta in assoluto, per scegliere il candidato del centrosinistra che correrà in autunno per la guida della regione Sicilia. Anche solo l’ipotesi è il segno che Letta non rinuncia, nonostante le fortissime divisioni sulla guerra in Ucraina con Giuseppe Conte, a lavorare al “campo largo” da contrapporre alla destra. Eppure da qui all’autunno molte cose potrebbero cambiare.
E anche a Largo del Nazareno è arrivato negli ultimi giorni più di un segnale che Conte stia seriamente valutando uno sganciamento dal governo – una sorta di appoggio esterno – per tentare di recuperare consensi nell’area eterogenea dei pacifisti anti-Usa e anti-Nato.
Contrasti sul termovalorizzatore romano e sulle armi all’Ucraina
L’insistenza con la quale il presidente pentastellato chiede un nuovo voto del Parlamento sulla questione delle armi all’Ucraina – è la domanda che si fanno i dem così come il ministro degli Esteri e principale competitor interno di Conte, Luigi Di Maio – che senso avrebbe se non quello di mettere nero su bianco un no del M5s in politica estera e aprire di fatto una crisi di governo?
Al più tardi l’occasione sarà data dal decreto Aiuti, calendarizzato in Aula alla Camera per il 30 giugno, dopo i ballottaggi delle comunali: se il governo non cambierà la norma che consente al sindaco dem di Roma Roberto Gualtieri di costruire il termovalorizzatore, il M5s voterà no.
I numeri dopo una possibile scissione in Parlamento
«Alcuni giornali ci descrivono come isolati. Forse nei palazzi della politica, dove siamo gli unici a batterci per i lavoratori che guadagnano pochi euro l’ora. Ma certo non siamo isolati nel Paese perché l’86% degli italiani la pensa come noi – scrive Conte su Facebook riferendosi a un sondaggio sul salario minimo -. Mentre i privilegiati della politica vogliono togliere i sostegni a chi non ha di che mangiare per investire sulla folle corsa alle armi».
C’è tutto: il no alle armi, il soffiare sul disagio sociale. Conte guarda fuori dai palazzi, appunto, e non dentro. Nella convinzione che anche se un eventuale strappo con Draghi provocasse una scissione in Parlamento il ritorno in termini di voti ci sarebbe … leggi tutto