La mobilitazione internazionale per aiutare la popolazione ucraina (valigiablu.it)

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Dall’assistenza sanitaria alla distribuzione 
di kit alimentari e igienici, dagli interventi 
educativi a quelli di ricostruzione, 
fino all’organizzazione delle evacuazioni dei civili. Dopo l’invasione dell’Ucraina si è mobilitato un grande movimento internazionale, con ONG e associazioni che da vari paesi hanno dato supporto alla popolazione civile. Le organizzazioni più piccole hanno portato il loro supporto soprattutto nelle zone di confine, in particolare in Romania, Polonia e Moldavia, mentre quelle più strutturate sono arrivate anche all’interno del territorio ucraino, fino alle zone di combattimento.

Oltre all’aiuto umanitario, esistono anche organizzazioni (soprattutto ucraine, nessuna italiana) che si sono attivate per supportare i combattenti al fronte, raccogliendo fondi per acquistare e inviare scorte alimentari e aiuti logistici, ma anche strumentazione tecnologica utilizzata nei combattimenti. Quella più nota è Come back alive: nata nel 2014, è diventata oggi la più grande organizzazione che fornisce supporto alle forze armate ucraine, finanziando attività non offensive ma difensive.

Dall’inizio dell’anno fino al 30 maggio, Come back alive ha raccolto più di 100 miliardi di dollari per l’esercito, più altre donazioni in criptovaluta. Questi soldi servono per acquistare termocamere, droni, tablet con il software Armor per fermare l’artiglieria russa, ma anche per organizzare corsi di formazione per varie figure militari, e per fornire riabilitazione sportiva, psicologica e reinserimento lavorativo ai veterani di guerra.

“La maggior parte delle donazioni arriva dagli Stati Uniti, in secondo luogo dai paesi dell’Unione Europea e infine dall’Ucraina”, spiega Andrii Rymaruk, capo del dipartimento militare di Come back alive. “Le donazioni alla nostra organizzazione funzionano molto attraverso il passaparola: gli ucraini che vivono all’estero condividono le informazioni e questo ci aiuta a farci conoscere anche in altri paesi”.

Anche Rymaruk è un veterano di guerra: ha combattuto dall’inizio del 2015 alla metà del 2016 come comandante di un comando di fanteria regolare. “Io stesso, quando ero nell’esercito, ho ricevuto strumenti tecnologici da parte di Come back alive: è stato un grande aiuto in quella fase della guerra”, racconta.

“Adesso applico la mia esperienza sul campo al mio nuovo lavoro. I fondi ai combattenti sono fondamentali per vincere una guerra: inviare aiuti umanitari è importante, certo, ma se non si supporta l’esercito non ci saranno più persone libere che avranno bisogno di essere soccorse”.

Si moltiplicano le donazioni per i combattenti ucraini

A marzo, anche la Banca nazionale dell’Ucraina ha lanciato un crowdfunding per supportare le forze armate. Nelle prime settimane di guerra, poi, alcuni privati cittadini hanno fatto nascere dal basso nuove campagne per raccogliere donazioni per i combattenti, come #SupportUkraine.

“Abbiamo iniziato con un piccolo gruppo di amici ucraini e bielorussi che ora vivono nella baia di San Francisco”, racconta Nick, uno dei fondatori. “Quando è partita l’invasione russa noi, come molti altri, abbiamo cominciato a mandare soldi alle nostre famiglie, agli amici, e anche ad associazioni umanitarie: in quel periodo però stavano comparendo su internet molte truffe che spingevano a fare donazioni a progetti fasulli.

C’erano persino pagine create da troll russi, che si fingevano organizzazioni no profit ucraine. Così abbiamo aperto il sito supportukraine.co, pubblicando una lista di associazioni di cui potersi fidare”.

Parallelamente, alcuni loro amici e conoscenti erano stati arruolati o si erano uniti alle forze di difesa territoriale ucraine. “Molti di loro combattevano senza protezioni, alcuni addirittura non avevano neanche un paio di stivali adeguati e in Ucraina era ancora inverno”, spiega Nick.

“Abbiamo iniziato a ricevere da loro richieste del tipo: ‘Ehi ragazzi, potete inviare delle scarpe, ginocchiere, lacci emostatici dagli Stati Uniti?’” … leggi tutto

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