Il fact-checking de lavoce.info passa al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso.
Questa volta tocca a Beppe Grillo: davvero l’energia nucleare non è “verde”?
Il 1° giugno, in un post sul suo blog, Beppe Grillo ha dichiarato: “Una centrale nucleare dalla sua origine, ovvero dalla sua costruzione fino alla sua demolizione, emette una quantità infinita di CO2. […] L’energia nucleare non può rientrare nelle energie rinnovabili, perché non è verde, è marrone!”.
Il garante del Movimento 5 Stelle è così tornato su uno dei temi che il Movimento dichiara di avere a cuore fin dalla sua fondazione: l’ambiente, a cui corrisponde una delle “cinque stelle”. In particolare, Grillo fa riferimento a uno studio del professor Uwe R. Fritsche pubblicato dall’Öko Institut di Darmstadt, in Germania. La pubblicazione risale al 2006 ed è basata su dati raccolti dallo stesso Öko Institut aggiornati al 2005.
Grillo riporta correttamente i risultati dello studio, che tuttavia divergono notevolmente da quelli pubblicati nel 2014 dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC), organizzazione internazionale legata alle Nazioni Unite.
Lo studio di Fritsche
Secondo le analisi di Fritsche, la produzione di energia elettrica tramite nucleare causa emissioni di 33 g di CO2 equivalente per kWh (dove “equivalente” significa che le emissioni di gas serra diversi dalla CO2 sono incluse in forma parametrata alla CO2). Di conseguenza, una centrale nucleare da 1250 MW, attiva per 6500 ore all’anno, produrrebbe circa le 250.000 tonnellate di CO2 equivalente riportate da Grillo.
Lo studio non riporta i livelli di inquinamento causati da altre tecnologie, ma dalla figura 3 a pagina 5 sembra che il nucleare sia all’incirca allo stesso livello dell’idroelettrico in termini di emissioni. Non siamo riusciti a recuperare i dati della versione 4.3 del database GEMIS utilizzato da Fritsche. Tuttavia, sul sito di IINAS, think tank di cui Fritsche è fondatore e direttore scientifico, è disponibile la versione aggiornata al 2021. Risultati: il nucleare sarebbe più inquinante di buona parte delle fonti rinnovabili (con l’eccezione di geotermia e biogas), ma decisamente meno delle fonti fossili.
Non siamo in grado di valutare l’affidabilità del database GEMIS usato da Fritsche. Anche secondo il sito del Greenhouse Gas Protocol, che si occupa di carbon accounting, non sono disponibili informazioni sulla qualità dei dati di GEMIS. Per questo, faremo riferimento all’analisi pubblicata da IPCC nel 2014.
I dati di IPCC
La figura 1 riporta le stime del 2014 di IPCC sulle emissioni mediane di varie tecnologie di generazione dell’energia elettrica. Come nello studio di Fritsche, viene considerato l’intero ciclo vitale degli impianti produttivi, quindi nel computo sono incluse le emissioni dovute, per esempio, a costruzione e smantellamento.
Ne emerge che il nucleare emette 12 gCO2eq/kWh, meno di quasi tutte le altre fonti, allo stesso livello dell’eolico offshore e appena al di sopra dell’eolico onshore.
Il nucleare sarebbe quindi una delle tecnologie di generazione dell’energia elettrica più “verdi” a disposizione al momento: risulta responsabile di una quantità di CO2 per kWh pari a metà o meno di quella prodotta da idroelettrico, fotovoltaico (e altre tecnologie solari), geotermia e biomasse.
Verdetto
Grillo fa riferimento a un vero studio, che risale però a 16 anni fa e la cui affidabilità non è verificabile. Peraltro, lo studio in questione indica che l’energia nucleare risulta comunque meno inquinante rispetto alle fonti fossili.
I dati di IPCC forniscono un’immagine diversa, secondo cui il nucleare sarebbe una tra le tecnologie per la generazione di energia elettrica più verdi.
Le dichiarazioni di Beppe Grillo sono perciò TENDENZIALMENTE FALSE.