di Simone Lonati e Carlo Melzi d’Eril
Un problema considerato irrisolvibile, una volta studiato e capito, mostra di non esserlo
A volte si ha l’impressione che il problema del sovraffollamento carcerario sia “irrisolvibile”, come recita il sottotitolo di un bel libro di Alessandro Albano, Anna Lorenzetti e Francesco Picozzi: Sovraffollamento e crisi del sistema carcerario. E invece leggendo il lavoro dei tre studiosi ci si rende conto che così non è.
Il volume prende le mosse da una breve ma densa ricostruzione dell’orizzonte costituzionale e storico del fenomeno, per poi spiegare come, ancora una volta, la spinta a prendere consapevolezza del problema e della non rinviabilità della soluzione è giunta dalle sentenze di condanna della Corte europea, relative alle condizioni della detenzione (scarso spazio disponibile e precarie condizioni igieniche).
Determinare lo “spazio minimo vitale”
In un racconto semplice da seguire anche per i non esperti, gli autori analizzano il concetto di densità detentiva consolidatosi a Strasburgo relativamente alla determinazione dello “spazio minimo vitale” da garantire ad ogni internato, alle conseguenze derivanti dalla disponibilità di una superficie inferiore e ai relativi criteri di calcolo, con la profonda influenza che l’approccio multifattoriale e la relativa metodologia di calcolo infine adottati dalla Corte europea nel leading case Muršić contro Croazia.
Per non parlare, ovviamente, delle pronunce intervenute nei confronti del nostro Paese con riferimento all’endemico dramma del sovraffollamento carcerario: dalla condanna nel caso Sulejmanovic contro Italia, ove la Corte si è “limitata” a riscontrare una violazione nel caso concreto dell’art. 3 Cedu, sino alla sentenza pilota Torreggiani contro Italia, ove i Giudici europei hanno censurato il nostro Paese per il carattere strutturale e sistemico del sovraffollamento e hanno imposto l’adozione di misure di carattere generale.
Proprio la forza propulsiva proveniente dalla Corte sovranazionale, con l’invito a limitare il ricorso alla custodia cautelare in carcere, ad ampliare l’utilizzo di misure punitive non privative della libertà personale ed adottare vie di ricorso interne che garantissero una riparazione effettiva delle violazioni della Convenzione, ha propiziato una decisa accelerazione sulla strada di interventi legislativi attesi da tempo, nell’ottica di una progressiva diminuzione della popolazione detenuta e del contemporaneo rafforzamento dei diritti degli internati.
Nel volume di tutto questo si tratta ampiamente, senza dimenticare quanto sia problematico il recepimento da parte dei giudici interni della giurisprudenza sovranazionale.
Il trend della popolazione carceraria
A seguito dell’articolato insieme di misure adottate la popolazione carceraria italiana è sensibilmente diminuita, tanto da portare il Comitato dei Ministri a chiudere nel 2016 la procedura di monitoraggio dell’esecuzione della sentenza Torreggiani.
A partire dal 2017 si è tuttavia registrato un consistente aumento delle presenze in carcere sino ad arrivare, a febbraio 2020, al superamento della preoccupante soglia delle 61.000, a fronte di una capienza di circa 51.000 posti.
Ciò, senza considerare le preoccupanti condizioni igieniche delle nostre carceri … leggi tutto