Le basi di Putin in Sudan che spaventano Usa e Francia (ilsussidiario.net)

di Giuseppe Gagliano

RUSSIA IN AFRICA

Continua l’espansionismo russo in Africa, soprattutto in Sudan, a discapito di Cina, Stati Uniti e Francia

Una delegazione sudanese guidata dal generale Hemedti ha visitato la Russia lo scorso 23 febbraio, incontrando il presidente Vladimir Putin e il suo ministro degli Esteri Sergej Lavrov. Oltre ai partenariati economici, le due parti hanno riaffermato il desiderio di rafforzare la loro cooperazione in materia di sicurezza. Il 2 marzo 2022 anche il Sudan si è astenuto durante la votazione all’Onu di condanna dell’offensiva russa in Ucraina iniziata il 24 febbraio.

Il 16 marzo Hemedti si è recato anche nei pressi di Port-Sudan, dove è prevista l’istituzione della prima base militare ufficiale della Russia in Africa dalla caduta dell’Urss nel 1991, anche se è opportuno diffidare degli effetti dell’annuncio. Un primo accordo russo-sudanese del 1° dicembre 2020 prevedeva che questo “punto di supporto tecnico e materiale” (Pmto, secondo l’acronimo russo) avesse scopi “difensivi”, al fine di garantire il “mantenimento della pace e della stabilità nella regione”.

Questa base potrebbe ospitare ufficialmente per 25 anni (rinnovabili per altri 10) fino a 300 membri del personale e 4 navi da combattimento e/o sottomarini contemporaneamente, compresi quelli a propulsione nucleare, beneficiando dell’immunità alle ispezioni. L’esercito russo potrebbe utilizzare liberamente porti e aeroporti sudanesi per il transito delle attrezzature che contribuiscono al suo funzionamento.

Le reazioni internazionali sono contrastanti. A Pechino prevale, dalla fine del 2020, la visione di una vittoria di Khartoum contro le “ingerenze straniere” di Washington e Parigi. Usa e Francia sono preoccupati per la natura di questa possibile futura base, che può anche facilitare il trasferimento dell’equipaggiamento militare russo in Africa. Il 21 marzo 2022 l’incaricato d’affari americano e l’ambasciatore britannico a Khartoum hanno criticato la presenza russa nel Paese.

Diverse autorità militari, come il generale Townsend (comandante dell’Africa Command degli Stati Uniti, Africom), avevano precedentemente espresso la loro “preoccupazione strategica” per tale installazione, a testimonianza delle persistenti tensioni intorno a Port-Sudan.

Nonostante, dunque, la guerra, la Russia sta in modo graduale penetrando il continente africano in funzione di contenimento sia americano che francese. Dimenticare la presenza russa in Africa equivale a commettere un errore strategico molto grave, sia per i Paesi europei che per gli Stati Uniti.

Il “ritorno” russo in Africa e Medio Oriente

Il “ritorno” russo in Africa e Medio Oriente rientra nella politica di riaffermazione dello status della Russia come grande potenza mondiale, portata avanti da Putin dal 2000. Il vertice Russia-Africa di Sochi del 23-24 ottobre 2019, alla presenza di 43 capi di Stato africani, ha simboleggiato questo desiderio russo di ripristinare almeno in parte la sua influenza in Africa, persa in seguito alla caduta dell’Urss (il prossimo è previsto per la fine del 2022).

Nelle regioni africane colpite dal terrorismo endemico e dalle rivolte, il Cremlino, con la sua riconosciuta “competenza” in Siria e Cecenia, ha firmato una ventina di accordi di cooperazione militare dal 2017, di cui uno con il Mali nel 2019 e con il Camerun nell’aprile 2022. Mosca ha ottenuto i diritti di accesso per la sua marina (Sudan, Madagascar e Mozambico) o per le sue forze aeree (oltre a questi tre Stati anche Repubblica Centrafricana ed Egitto).

Il 25 ottobre 2019 Mikhail Bogdanov, viceministro russo degli Esteri incaricato di Medio Oriente e Africa, ha incontrato i rappresentanti del G-5 Sahel per approfondire con loro una possibile cooperazione militare, in particolare con il Ciad … leggi tutto

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