di Paolo Valentino
Con il Consiglio a Bruxelles, il G7 e
il vertice Nato,
dice al leader del Cremlino che è pronto a contrastare la sua guerra contro l’Ucraina «per tutto il tempo che sarà necessario»
La democrazia sarà anche un esercizio complicato e difficile. Ma il messaggio di unità e determinazione che gli alleati occidentali lanciano a Vladimir Putin in queste ore non può essere equivocato.
In una sorta di grande slam iniziato la scorsa settimana al Consiglio europeo a Bruxelles, proseguito al G7 chiusosi ieri sulle Alpi bavaresi e giunto oggi all’appuntamento conclusivo del vertice Nato a Madrid, l’Occidente dice al leader del Cremlino che è pronto a contrastare le sue mire imperiali e la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina «per tutto il tempo che sarà necessario».
E che intende far salire i costi politici e economici che il capo Cremlino deve affrontare, in modo da costringerlo un giorno a sedersi al tavolo del negoziato.
Che poi le nuove misure e sanzioni messe in cantiere contro Mosca abbiano ancora bisogno di tempo per essere operative, come il price cap su gas e petrolio fortemente voluto da Mario Draghi, toglie poco al valore di questo risultato. Sul piano della tempistica, in primo luogo. Dopo l’escalation su Kaliningrad e l’annuncio di Putin di voler consegnare i missili Iskander alla Bielorussia, eventualmente armati di testate nucleari, era assolutamente necessario mandare un segnale chiaro, in grado di rompere i calcoli dello Zar.
Il quale sembra avvertire la pressione. Proprio ieri ha iniziato il suo primo viaggio all’Estero da quando è cominciata la guerra, diretto ad Ashgabat, in Turkmenistan, per un vertice dei Paesi del Mar Caspio. Prima però Putin ha trovato il tempo di ribattere piccato a Draghi, il quale citando il presidente indonesiano, aveva escluso la sua presenza al G20 di novembre a Bali: «Non decide il premier italiano sulla partecipazione di Putin al vertice», ha detto il suo consigliere Jurij Ushakov. Se non è nervosismo questo.
Due figure di leader emergono dal vertice di Elmau. Quella del presidente americano Joseph Biden, che ha fatto della compattezza e dell’unione delle democrazie occidentali nel sostegno all’Ucraina il suo tema, restituendo agli Stati Uniti un ruolo di guida: senza la forza militare, economica e politica americana l’Occidente non ci sarebbe. E senza le armi fin qui fornite dagli Stati Uniti, la causa ucraina sarebbe già finita … leggi tutto