di Mario Lavia
Sul Conte sventola balena gialla
L’Azzeccagarbugli del populismo approfitta di qualsiasi pretesto per fare polemica nella vana speranza di fermare la lunga e costante emorragia di voti. Solo Salvini gli dà spago, facendo l’unica cosa che sa fare: casino
I colpi di coda della piccola Balena gialla ieri hanno improvvisamente alzato le onde del quadro politico investendo il presidente del Consiglio che si trovava a Madrid per uno storico vertice della Nato con una vicenda grottesca dipanata dall’ineffabile professor Domenico De Masi – Mimmo per gli amici – da tempo consulente non a titolo gratuito del Movimento 5 stelle, tra gli inventori del lugubre progetto dei navigator e contiano garantito.
Mario Draghi è stato interpellato nella capitale spagnola mentre si scriveva una pagina di storia – una cosetta tipo l’allargamento della Nato – sulla rivelazione dell’anziano sociologo napoletano rilanciata dal Fatto. Le parole di Madrid di Draghi non sono bastate all’avvocato. In serata, la smentita ufficiale di palazzo Chigi: «Draghi non ha chiesto la rimozione di Conte»..
Uno scoop su cui era saltato sopra Giuseppi ma pure smentito da Grillo, cioè che il presidente del Consiglio avrebbe chiesto a quest’ultimo di sostituire Giuseppe Conte alla guida del (fu) Movimento: ebbene Draghi si è armato di santa pazienza e ha dovuto tranquillizzare tutti dicendo che con l’azzeccagarbugli del popolo è in corso un chiarimento, si sono sentiti, si incontreranno.
Il problema è che la bomba-De Masi è deflagrata mentre il vecchio comico era a Roma a dire tutto e il contrario di tutto, ivi compresa l’ipotesi di uscita dalla maggioranza e il via libera all’appoggio esterno ma in realtà si tratta di una bubbola dato che al Quirinale come a palazzo Chigi si considererebbe questo atto come il detonatore di una crisi di governo che non avrebbe altro sbocco le elezioni anticipate in autunno: guerra, siccità, Covid, chi se ne frega?
Quello che a Conte e ai suoi importa davvero è se gli conviene provocare una crisi e andare alle urne avendo subito da poco una scissione e una dura botta elettorale con truppe che definire sbandate è poco.
Il presidente del Consiglio che ha ben chiaro tutto questo, ha detto secco ai giornalisti: «Il governo non cade». Effettivamente, è quello che pensano un po’tutti. Il che non toglie che sia ripartito l’attacco dei disperati gialloverdi, come quelle squadre che stanno straperdendo e che avendo bisogno almeno di un gol mandano il portiere nell’area avversaria.
Un assalto che non funziona mai. Ed ecco dunque che nel mulinello creato dal colpo di coda della piccola Balena gialla si è tuffato l’immancabile Matteo Salvini, che quando può fa coppia fissa con l’avvocato, un Salvini che ha bisogno di scrollarsi di dosso anch’egli il disastro di Verona, Monza, Alessandria eccetera nell’unico modo che conosce: fare casino.
Stavolta l’occasione è la legge sullo ius scholae che è giunta in Parlamento e che potrebbe avere qualche possibilità di farcela. «Così cade il governo», ha intimato il capo leghista facendo finta di non sapere che su questo tema il governo non c’entra niente, essendo pura materia parlamentare. Ma così va il mondo.
L’impazzimento della maionese grillina sta svelando l’odio di tutti verso tutti e la cecità dell’avvocato foggiano che approfitta di tutto pur di menare le mani, solo che alla fine resta sempre con un pugno di mosche in mano … leggi tutto
(Till Kraus)