Il radicalismo a casaccio di Letta per inseguire la protesta sociale (linkiesta.it)

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Tentazione mélenchoniana

Il segretario del Pd propone il salario minimo e il taglio del cuneo fiscale per non trovarsi in mezzo al guado tra la responsabilità di governo e la necessità di non lasciare ad altri il monopolio della protesta sociale. Soprattutto a Conte, alla perenne ricerca di un senso politico

Un mix di politiche sociali e valoriali molto di sinistra. Salari, Ius scholae, diritti, cannabis: il Partito democratico non vuole farsi trovare impreparato quando l’autunno inevitabilmente si scalderà. Già si ipotizza una grande manifestazione sindacale per fine settembre (forse solo Cgil-Uil) contro il carovita e per il lavoro, con un disperato Giuseppe Conte che potrebbe per quel periodo radicalizzare il Movimento 5 stelle portandosi appresso la sinistra diffusa, per quel che vale oggi, gli anti-draghiani in servizio permanente effettivo, antipolitica varia.

Se la crisi economica, malgrado gli sforzi di Mario Draghi per non farla diventare carburante per i populisti, dovesse portare a un indurimento della lotta politica, il Pd potrebbe trovarsi in mezzo al guado tra la responsabilità di partito di governo e la necessità di non lasciare ad altri il monopolio della protesta sociale.

Per questo serve una sterzata più mélenchoniana che macroniana pensando già a una campagna elettorale lontana sì ma non lontanissima (e poi bisogna sempre essere pronti) molto di sinistra.

Per varie ragioni. Per riprendersi i voti ceduti negli anni scorsi al M5s e per pescarne di nuovi nel mare magnum dell’astensionismo delle classi più deboli e delle periferie urbane. Per far stagliare sui contenuti l’alternatività di Enrico Letta rispetto alla sua diretta competitor, Giorgia Meloni. Per compattare un partito che sente forte il richiamo della foresta. E naturalmente perché l’emergenza sociale è pressante.

Tutto questo si legge bene già ora dalle mosse di questi giorni del segretario. Ieri, alla iniziativa della Cgil alla quale Maurizio Landini ha chiamato tutti ma proprio tutti i capi e capetti di un centrosinistra extralarge, da Italia viva a Rifondazione comunista (sic), Letta le ha sciorinate un po’ tutte, dal «taglio schock» del cuneo fiscale, che nella sua versione dovrebbe costituire una quindicesima mensilità (ma è ovvio che il confronto tra le parti sociali già annunciato da Draghi non sarà facile) fino al rilancio del salario minimo, cavallo di battaglia che il Pd non intende lasciare a Giuseppe Conte che peraltro lo confonde propagandisticamente con il reddito di cittadinanza – si sa che nel contismo tutto fa brodo.

Quello di ieri è parso insomma un Letta abbastanza landiniano e non certo per un fatto di cortesia verso il padrone di casa ma proprio per quello che si diceva prima, e cioè che soprattutto sulla politica sociale la linea, dettata dal tandem Orlando-Provenzano, è molto sociale, cioè molto vicina alla Cgil e molto malvista da Confindustria.

Qualche settimana fa Provenzano aveva spiegato al Manifesto che «servono interventi d’emergenza, estendere i bonus per luce e gas, bloccare i canoni di affitto, tagliare gli abbonamenti al trasporto pubblico contro il caro carburante» aggiungendovi la questione dell’aumento dei salari «che vanno sostenuti, a partire da quelli più bassi. Utilizzando la leva fiscale, favorendo la contrattazione e anche introducendo un salario minimo, nell’ambito di un rafforzamento dei contratti, a partire dai settori dove è più alta la povertà lavorativa».

Ma dove trovare i soldi per tutto questo ben di Dio? Prendiamo la questione del cuneo fiscale che è poi un investimento dello Stato, si tratta – ha scritto Luigi Pandolfi su Huffington Post – di un costo «di non meno di 16 miliardi». Carlo Calenda avanzerà una proposta di tassazione delle transazioni digitali (come in Svizzera), almeno è una cosa concreta. Invece per ora il Pd sul punto non è chiaro.

Finora la parola magica, ma a proposito di tutt’altra questione, quella dell’energia, è stata la tassazione degli extraprofitti: si pensa a un qualche intervento – ma non chiamiamola patrimoniale! – sui redditi più alti? Si riturerà fuo0ir la transazione delle rendite finanziarie, come ieri ha riproposto Elly Schlein?

Intendiamoci, è normale che in presenza di un’inflazione così alta un partito di sinistra metta in campo tutte le misure per salvaguardare il potere d’acquisto di salari, stipendi e pensioni (che è poi quello che ha detto anche Draghi nella conferenza stampa di giovedì) ma bisogna vedere come far quadrare i conti, a meno che il partito di Letta non immagini un altro scostamento di bilancio o a tagli da qualche parte, ma dove? … leggi tutto

(Unsplash)

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