La cura silenziosa: viaggio nel mondo dei caregiver familiari in Italia (valigiablu.it)

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Ogni giorno milioni di persone si dedicano 
alla cura silenziosa di chi non è in grado di 
vivere in maniera autonoma. 

Non si tratta di badanti, oss (operatori socio-sanitari) o professionisti del mondo socio-sanitario, ma di semplici cittadini che all’improvviso si trovano a occuparsi di un familiare non autosufficiente. Una situazione a cui nessuno viene preparato in anticipo, che bisogna fronteggiare con pochi mezzi e che non può limitarsi ai servizi di base dedicati alla persona.

C’è chi si trova per anni interi a occuparsi da solo di un genitore malato per poi riuscire a farsi supportare almeno durante il giorno da un collaboratore domestico. C’è chi diventa genitore di un bambino con disabilità e non fa che pensare a cosa accadrà quando non ci sarà più. Milioni e milioni di persone tra figli, genitori e coniugi che hanno rinunciato a parte della loro vita, spesso lasciando il lavoro, per aiutare un caro a condurre la propria con dignità.

Ma gli aiuti scarseggiano, così come la possibilità di alleviare l’ansia, lo stress e di ritrovare una parvenza di normalità, una piccola fuga dall’inevitabile isolamento sociale che colpisce le famiglie come uno tsunami.

Il caregiver è una figura fondamentale per il welfare dei paesi, ma molto spesso fatica a lottare anche solo per il diritto alla salute e alla dignità in quanto individuo. Una figura che in Italia ancora non è tutelata a sufficienza.

Chi è il caregiver familiare
Cosa significa “dare cura”?
Implicazioni psicologiche e sociali
Quali aiuti per i caregiver?
Una legge per riconoscere la figura del caregiver
Al momento il caregiver viene aiutato solo attraverso il malato
L’importanza di restare insieme

Chi è il caregiver familiare

L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) definisce i caregiver familiari come “quelle persone che assistono e si prendono cura, in maniera continuativa e gratuita, di un loro familiare non autosufficiente o con patologie croniche invalidanti”.

Secondo una stima pubblicata dall’Istat nel 2018 nell’ambito di un report dal titolo “Conciliazione tra lavoro e famiglia”, in Italia sarebbero “2 milioni e 827mila le persone di 18-64 anni che si occupano di familiari di 15 anni e più malati, disabili o anziani”. Quasi tre milioni di persone, in larga parte donne. Come detto, si tratta di una stima e non di un dato certo, dal momento che si parla di una figura non inquadrata giuridicamente, che opera a titolo gratuito e si trova per la gran parte del tempo in condizione di isolamento sociale.

Secondo Eurocarers, una rete di realtà associazionistiche e di ricerca europee incentrata sulla figura del caregiver, in Europa l’80% dell’assistenza a lungo termine è fornita da “assistenti informali”, ovvero da persone che non svolgono il lavoro di cura come professione.

Poiché questa condizione interessa una parte importante della popolazione, è difficile e sbagliato generalizzare. Ogni singola situazione, infatti, porta con sé aspetti e necessità differenti, con dinamiche di cura e implicazioni psicologiche diverse.

“Mi sono occupata di mia madre per sei anni”. Stefania De Vero vive a Napoli, ha 55 anni e si prende cura di sua madre Ersilia, che di anni ne ha 88. Molti anni fa sono comparsi i primi sintomi della malattia, quando a Ersilia è stata riscontrata una lieve forma di demenza vascolare. Dopo un trasloco, un’operazione a cuore aperto e una permanenza di alcuni anni in una struttura per poi tornare a casa, le condizioni di Ersilia hanno subìto un tracollo.

“Ero completamente impreparata, non sapevo nulla della demenza”, racconta Stefania. “Non faceva che peggiorare, un giorno dopo essere uscita da sola per una passeggiata è caduta e si è rotta il naso. A quel punto ho deciso che ci sarebbe sempre stato qualcuno ad accompagnarla. Io ero sempre più stanca, l’impegno era totalizzante, vivevamo isolati da parenti, amici e istituzioni.

Poi un familiare in visita mi ha consigliato di assumere una collaboratrice che oggi mi aiuta durante il giorno. Di notte ci sono io, anche se mia madre si sveglia diverse volte e la giornata inizia prestissimo” … leggi tutto

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