Il "modello Corea del Sud" potrebbe non essere la soluzione al contagio, aprendo anzi a una serie di problemi destinati a cambiare, in peggio, la nostra vita. Un'analisi per capire a cosa andiamo incontro
C’è questo videogame, in cui ti ritrovi nel bel mezzo di un’epidemia dove ti viene sconsigliato di uscire di casa se non per effettiva necessità. Nel caso decidessi di farlo, il tuo unico mezzo di sopravvivenza è il tuo smartphone, che attraverso un’app ti segnala quando entri nel raggio di cento metri da un luogo visitato da un infetto. Puoi giocare anche dalla parte di quest’ultimo, e allora il match si inverte. Innanzitutto, non puoi lasciare proprio il tuo domicilio, perché in quarantena. Se lo fai, vieni segnalato agli agenti di competenza che ti intercettano e ti danno il game over.
Ora, una piccola rivelazione. Quello descritto non è proprio un videogame, ma il famoso “modello sudcoreano” invocato da molti per contribuire, a detta di questi in modo determinante, alla soluzione del problema Coronavirus.
Tutto in un’app
Tutto si basa, appunto, su di un’app per smartphone, come quelle che siamo soliti installare nei nostri dispositivi. È sviluppata sia per tenere in contatto ogni contagiato con i sanitari, aggiornandoli sul decorso, sia, appunto, per tenere d’occhio che non violino le restrizioni della quarantena … leggi tutto
Israeli coronavirus surveillance explained https://t.co/lRiSG3R7hF pic.twitter.com/73ZSIF35c5
— Haaretz.com (@haaretzcom) March 18, 2020