di Giuseppe Filetto
Peruviana, 40 anni, denunciata dai carabinieri.
In Procura sono tantissimi gli indagati per truffa aggravata
Alla luce del giorno e perfino nel buio della notte amante del lusso, della vita sfarzosa e delle frequentazioni vip. Ma nello stesso tempo quarantenne “indigente”: almeno così sulla carta. Al punto da chiedere ed ottenere il reddito di cittadinanza. Fino a quando i carabinieri l’hanno scoperta e denunciata alla Procura della Repubblica e dovrà rispondere del reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Non solo: dovrà restituire allo Stato quanto ricevuto illecitamente.
Insieme a lei, una donna sudamericana di bella e vistosa presenza, per lo stesso reato i carabinieri della Compagnia San Martino hanno denunciato altre 60 persone, italiane e straniere, residenti a Genova e provincia. Che complessivamente hanno succhiato allo Stato oltre 350mila euro di soldi pubblici. Agli uomini dell’Arma è bastato incrociare i dati della “banca” (alla quale possono accedere tutte le forze di polizia) con lo stile di vita degli interessati, con le notizie (viaggi, vacanze, feste) pubblicate da loro stessi sui profili social.
E pure con qualche controllo effettuato alla vecchia maniera: attività di osservazione, pedinamento e monitoraggio delle abitudini.
Il caso più eclatante è appunto quello della donna benestante, una peruviana che vive in uno dei quartieri più lussuosi di Genova: Albaro. I controlli a vista hanno permesso di accertare i suoi frequenti accessi nei negozi più costosi della città, l’acquisto di borse e abbigliamento griffato.
Non solo: anche le frequentazioni di locali alla moda della movida genovese e persino le feste su yacht di amici ormeggiati in riviera; eppoi, auto di lusso, costosi ristoranti. Uno stile di vita lontanissimo mille miglia da chi economicamente dovrebbe stentare ad arrivare a fine mese o a addirittura a chiudere la giornata.
Di chi, per vivere, ha bisogno della fruizione del reddito di cittadinanza destinato alle fasce più indigenti della popolazione.
Il caso della donna sfarzosa e “indigente” non è l’unico, seppure il più rappresentativo di un malcostume assai diffuso.
Tant’è che i carabinieri nella loro attività di indagine hanno accertato numerose irregolarità e fatto emergere le modalità elusive più ricorrenti: residenze fittizie presso parenti o amici, composizioni dei nuclei familiari modificate o completamente inesistenti, omissione dei redditi percepiti e dei beni posseduti; per gli stranieri anche la falsa attestazione di risiedere sul territorio italiano da più di 10 anni. Anche se arrivati da qualche mese … leggi tutto