“Associazione a delinquere e interessi privati nella logistica”, sei arresti tra i Si Cobas e Usb (piacenzasera.it)

Da questa mattina all’alba è scattata 
un’operazione di polizia disposta dalla Procura 
della Repubblica di Piacenza nei confronti di 
dirigenti sindacali dell’Usb e del Si Cobas, 

sindacati autonomi nel settore della logistica, ritenuti responsabili a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di numerosi reati, tra cui violenza privata, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, sabotaggio, interruzione di pubblico servizio. Gli indagati sono otto: nei confronti di Ali Mohamed Arafat, Aldo Milani, Carlo Pallavicini, Bruno Scagnelli (Si Cobas), Roberto Montanari e Abed Issa Mahmoud Elmoursi (Usb) sono stati disposti gli arresti domiciliari; altri due sindacalisti – Elderdah Fisal e Riadh Zaghdane – sono stati sottoposti rispettivamente alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla P.G e del divieto di dimora nella provincia di Piacenza.

LA CONFERENZA STAMPA DELLA PROCURA – Per illustrare i risultati investigativi e le misure cautelari che riguardano i dirigenti del sindacato autonomo, quattro del Si Cobas e due dell’Usb si trovano agli arresti domiciliari, la procuratrice Grazia Pradella ha tenuto una conferenza stampa in questura a Piacenza. “Sottolineo che questa non è un’operazione contro i sindacati di base ma contro qualcuno che appartiene a queste sigle che ha gestito il sindacato patrimonialmente come cosa loro” – le sue parole.

I PRIMI DANNEGGIATI SONO I LAVORATORI – “Questa ordinanza non contiene nulla – ha chiarito la procuratrice – che possa essere definito limitativo o solo offensivo della attività sindacale lecitamente svolta, in relazione alla quale questo procuratore e il questore, e le forze dell’ordine, hanno il massimo rispetto.

Questa ordinanza si focalizza sul comportamento, i cui primi danneggiati sono gli stessi lavoratori appartenenti ai Si Cobas e Usb, di alcuni dirigenti provinciali e nazionali di entrambe le sigle. Il provvedimento comprende quattro misure degli arresti domiciliari a carico di quattro appartenenti al Si Cobas e due a carico di appartenenti all’Usb, più altre misure meno afflittive come il divieto di dimora nella provincia di Piacenza e l’obbligo di presentazione per altri due membri di entrambe i sindacati”.

INDAGINI DAL 2016, 350 PAGINE – “Quanto emerge dall’ordinanza è il frutto di un lungo lavoro investigativo compiuto dalla Digos di Piacenza in collaborazione con la squadra mobile, riguarda una situazione di interessi privati anche economici ascrivibili alle persone arrestate. L’indagine è partita dal 2016 e conta episodi dal 2016 ad oggi condensata in 350 pagine di ordinanza, assai complessa e che va interpretata nella sua interezza”.

Pradella ha proseguito: “Solo una lettura intellettualmente avulsa da ogni pregiudizio può dare l’idea di questa indagine. Nella sostanza abbiamo linee investigative ben precise, sono contestate due associazione a delinquere a carico di appartenenti a Si Cobas e Usb, collegate a una serie di episodi finalizzati, con in tutto annoverati 150 capi di imputazione. Gli ultimi episodi di blocchi e di proteste a nostro avviso illegittimi da parte degli indagati fanno parte di comunicazioni di notizie reato più recenti”.

LA GUERRA PER LE TESSERE – “A Piacenza – il quadro tracciato dalla Procura – succede che Usb e Si Cobas all’interno delle varie aziende iniziano una accesa conflittualità tra di loro per ottenere più tesseramenti e ciò a discapito dei lavoratori. Abbiamo una intercettazione nella quale un appartenente ai Si Cobas si duole perchè un lavoratore che prima era del Si Cobas è stato riassunto e poi ha aderito all’Usb. In questa guerra per il tesseramento si organizzano blocchi alle merci al di fuori di ogni contestazione sindacale fisiologica, per aumentare il numero degli iscritti.

Emblematico un episodio di un blocco di merci in un’azienda: improvvisamente uno dei leader dei Si Cobas per ragioni di screzio sentimental personale subìto da un’altra azienda, dirotta un pullman di lavoratori a fare un picchetto in questa altra azienda. Quello che emerge dalle intercettazioni è che gli interessi dei lavoratori sono progressivamente sminuiti e si cerca di far avanzare le posizioni del proprio sindacato, a colpi di reciproci dispetti e di violenze private con cui vengono danneggiate le produzioni dei vari hub”.

SINDACATO GESTITO COME “COSA LORO” – “Abbiamo cercato di dimostrare che questi sindacalisti – ha puntualizzato la procuratrice – agissero per loro tornaconto personale, abbiamo somme di denaro che dai conti del sindacato transitano sui conti correnti intestati alla moglie di un leader nazionale per svariate decine di migliaia di euro, e soldi del sindacato che vengono utilizzati da entrambi i gruppi per spese personali che nulla hanno a che fare con l’attività sindacale.

Abbiamo un’intercettazione in cui due esponenti parlano del sindacato come ‘un bancomat e per questo ci potrebbero fare delle storie’, Questo è l’ambiente dove vengono fatte queste contestazioni che ci portano a ritenere che non si facessero gli interessi dai lavoratori ma di qualcuno dei dirigenti sindacali. Sottolineo ancora come questa non sia un’operazione contro i sindacati di base, ma contro qualcuno che appartiene a queste sigle e ha gestito il sindacato patrimonialmente come cosa loro.  Siamo arrivati al punto che un dirigente sindacale ha fatto mettere più lavoratori in malattia per farsi dipingere la casa”.

Pradella ha rimarcato come il Si Cobas in un anno abbia speso 300 mila euro per il noleggio di autobus per lo spostamento dei lavoratori nelle manifestazioni.

LA NOTA DELLA QUESTURA – Dalle prime ore della mattinata odierna, la Polizia di Stato, coordinata dalla Procura della Repubblica di Piacenza, sta eseguendo diverse misure cautelari a carico di rappresentanti sindacali appartenenti alle sigle Si Cobas ed Usb ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di numerosi reati, tra cui violenza privata, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, sabotaggio, interruzione di pubblico servizio.

Nello specifico, a seguito di una articolata attività di indagine avviata dalla D.I.G.O.S. con la collaborazione della Squadra Mobile della Questura di Piacenza, è stato constatato, anche attraverso l’uso di intercettazioni telefoniche e riscontri patrimoniali, come, fin dal 2016, dietro lo schermo delle sigle sindacali, gli indagati avessero dato vita a due distinte associazioni per delinquere finalizzate ad introitare i proventi derivanti dalle sostanziose conciliazioni lavorative e dal tesseramento dei lavoratori impiegati nel settore della logistica piacentina a seguito dei conflitti che venivano artificiosamente creati dagli stessi.

Infatti, dietro i numerosissimi picchettaggi e azioni di protesta apparentemente rivolte alla tutela dei diritti dei lavoratori, si celavano azioni delittuose finalizzate ad aumentare sia il conflitto con la parte datoriale sia tra le opposte sigle sindacali, al fine di aumentare il peso specifico dei rappresentanti sindacali all’interno del settore della logistica per ottenere vantaggi che esulavano dai diritti sindacali apparentemente tutelati. L’indotto economico ricavato serviva inoltre ai vertici dell’organizzazione, oltre che per un diretto guadagno personale, anche per alimentare le figure intermedie dei delegati, da tenere a libro paga del sistema, con la prospettiva di “carriera”.

Le singole multinazionali o i datori di lavoro di volta in volta interessati, venivano sottoposti ad una condizione di esasperazione che li costringeva ad accettare le richieste economiche che gli venivano fatte.

Nel provvedimento eseguito in data odierna, l’Autorità Giudiziaria ha sottolineato la non sovrapponibilità tra le associazioni per delinquere formate dagli indagati e le sigle sindacali costituite in Provincia di Piacenza, evidenziando la liceità di queste ultime organizzazioni votate alla salvaguardia dei diritti dei lavoratori, diversamente dagli indagati, che si sono avvalsi delle loro posizioni all’interno dei sindacati per perseguire finalità di carattere strettamente personale, non esitando a mettere in pericolo l’incolumità dei loro adepti in proteste sempre più estreme, sfruttando anche mediaticamente le loro vicende giudiziarie, per perseguire obiettivi di potere ed arricchimento.

Gli otto indagati sono dunque risultati destinatari delle seguenti misure cautelari, disposte dal GIP del Tribunale di Piacenza su richiesta della Procura della Repubblica: 6 persone alla misura degli arresti Domiciliari per il reato di associazione per delinquere, abbinate all’obbligo di presentazione alla P.G. per 5 indagati ed al divieto di dimora a Piacenza per il sesto indagato per i reati fine dell’associazione; per un settimo indagato del Divieto di Dimora in Provincia di Piacenza e per l’ottavo dell’Obbligo di presentazione alla P.G. … leggi tutto

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