Die Stunde Null, l’ora zero, che segnò la fine della Seconda guerra mondiale in Europa, e la dissoluzione del Terzo Reich,
era scattata alle 02:41 della mattina del 7 maggio 1945 con la firma, avvenuta nel Quartier generale supremo della forza di spedizione alleata a Reims, in Francia, apposta sulla dichiarazione di resa incondizionata della Germania dal generale Alfred Jodl, capo di stato maggiore dell’Oberkommando der Wehrmacht. La totale cessazione delle attività belliche tedesche fu stabilita dai generali Walter Bedell Smith, Ivan Susloparov e François Sevez, in rappresentanza delle potenze vincitrici, per le 23:01 del giorno successivo.
La cerimonia della firma – sarà ratificata a Berlino l’8 maggio, da ufficiali tedeschi di più alto rango, quando, secondo il fuso orario di Mosca, era già il giorno dopo (per questo, in Russia, l’anniversario della vittoria viene celebrato il 9 maggio).
Questa volta a firmare l’atto di resa definitivo saranno, da parte tedesca, il feldmaresciallo Wilhelm Keitel, il generale Hans-Jürgen Stumpff e l’ammiraglio Hans Georg von Friedeburg, alla presenza del generale sovietico Georgij Zhukov e del vice del Comandante della forza di spedizione alleata, il Maresciallo dell’aria britannico Arthur W. Tedder.
È così che, da allora, nei libri di storia – che siano sussidiari illustrati o pregnanti tomi universitari – saranno analizzate e celebrate soprattutto le grandi battaglie (dallo sbarco in Normandia a Stalingrado, passando per la sanguinosa offensiva delle Ardenne) che hanno portato, sul campo, alla vittoria degli Alleati.
Ma cosa accadeva dietro le quinte? Poco si sapeva delle battaglie combattute nell’ombra dai servizi di intelligence, fin quando gli storici non hanno potuto mettere le mani su importanti, talvolta inquietanti, documenti desecretati, nel tempo, col contagocce.
Una delle più drammatiche e audaci operazioni della Seconda guerra mondiale, di cui oggi abbiamo conoscenza, fu quella relativa al frenetico tentativo di bloccare lo sviluppo degli studi sulla bomba atomica che gli scienziati tedeschi avevano intrapreso ben prima che gli Alleati si rendessero conto di quanto i nazisti fossero avanti nelle loro ricerche, e il cui uso avrebbe potuto non solo costare perdite enormi di vite umane, ma soprattutto avrebbe contribuito alla sicura vittoria delle forze dell’Asse.
Per questo venne creata una speciale squadra scientifica, battezzata “Unità Alsos”, il cui obiettivo era quello di bloccare, con ogni mezzo, lo sviluppo del progetto della bomba atomica nazista. La storia avventurosa dell’Operazione Alsos è oggi raccontata da Sam Kean, fisico e letterato, autore di La brigata dei bastardi (editore Adelphi, traduzione di Luigi Civalleri), in cui ricostruisce il contesto strategico e scientifico in cui si muoveva il team, una brigata eterogenea composta da militari, scienziati, premi Nobel, figli di papà, persino una star del baseball, il cui mandato non escludeva il ricorso a mezzi estremi quali sabatoggi, rapimenti, omicidi.
Il Grifone e l’inverno della Terra
Se dovessimo indicare una data in cui tutto cominciò, dovremmo probabilmente parlare del 6 gennaio 1939 – giorno del solstizio d’inverno, quello in cui, come qualcuno fece notare, «iniziava l’inverno della Terra» – quando Paul Rosbaud, l’editore della rivista scientifica Die Naturwissenschaften, fece saltare dal numero in stampa un articolo già composto in bozze sostituendolo, in fretta e furia, con un contributo del professor Otto Hahn, direttore dell’Istituto Kaiser Wilhelm a Berlino, futuro Premio Nobel per la chimica, in cui descriveva i risultati di uno studio del dicembre 1938 sulla fissione dell’uranio, alla cui stesura avevano partecipato l’assistente Fritz Strassmann, ma soprattutto la sua più stretta collaboratrice, Lise Meitner, una delle più brillanti e visionarie menti della fisica nucleare – definita da Einstein «la Marie Curie tedesca» – che, però a causa delle sue origini ebraiche, non solo non aveva potuto ricevere il credito per quella ricerca, anzi aveva dovuto emigrare e rifugiarsi in Svezia per sfuggire alla cattura da parte della Gestapo.
Se la notizia dello studio di Hahn fu accolta con emozione dalla maggior parte della comunità internazionale dei fisici, ci fu anche chi, fra loro, cominciò ad avere brutti presentimenti. Tutti sapevano, ovviamente, come l’uranio fosse un materiale abbondante in natura e non fosse difficile ottenerne grandi quantità, così come sapevano, grazie ai lavori di ricerca iniziati nel 1934 da Enrico Fermi, che la sua fissione avrebbe liberato enormi quantità di energia, più di quanto l’umanità potesse, all’epoca, maneggiare in sicurezza. E non era una notizia rassicurante … leggi tutto