Quante armi legali circolano in Italia (essenziale.it)

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Il 26 gennaio un uomo ha fatto una strage 
a Licata,

in provincia di Agrigento, uccidendo con diverse pistole quattro familiari – il fratello, la cognata e due nipoti adolescenti – per poi togliersi la vita. L’assassino, Angelo Tardino, aveva un porto d’armi per uso caccia. Ma questo è solo uno degli ultimi gravi casi di cronaca legati alla detenzione legale di armi da fuoco.

Due mesi prima, a Ercolano, in Campania, il camionista di 53 anni Vincenzo Palumbo aveva esploso undici colpi di pistola dal balcone della sua abitazione contro l’auto in cui si trovavano Tullio Pagliaro e Giuseppe Fusella, rispettivamente di 26 e 27 anni, uccidendo entrambi. Anche Palumbo deteneva legalmente l’arma.

Sempre nel 2021, ad aprile, Renzo Tarabella, pensionato di 83 anni, ha ucciso la moglie, il figlio disabile e i proprietari dell’appartamento in cui viveva con una pistola semiautomatica. Aveva una licenza di porto d’armi dal 1978.

Nel suo libro Sicurezza e legalità. Le armi nelle case degli italiani (Bonanno editore, 2019), Paolo De Nardis, professore di sociologia dell’università Sapienza di Roma, analizza il rapporto tra omicidi e armi detenute legalmente in Italia tra il 2007 e il 2017.

In più del 45 per cento degli omicidi commessi in quel decennio “erano presenti delle criticità che avrebbero potuto far immaginare il pericolo di un omicidio”, scrive De Nardis. Nel 5,6 per cento dei casi l’autore dell’omicidio era stato già denunciato o aveva ricevuto una diffida, e in un caso perfino un trattamento sanitario obbligatorio.

Nel 22 per cento dei casi “l’omicida aveva tenuto dei comportamenti indicativi (maltrattamenti, atti di violenza fisica o verbale)”, mentre più del 15 per cento mostrava sintomi di problemi psicologici gravi come depressione e paranoia.

Ad aprile la polizia di stato ha pubblicato i dati aggiornati sul numero di licenze di porto d’armi in corso di validità per tutte le categorie previste dalla legge: caccia, sport, difesa personale e guardie giurate. Negli ultimi anni il numero è cresciuto del 4,2 per cento e nel 2021 erano 1.222.537, con un aumento di quasi 50mila licenze rispetto al 2013.

Domanda in questura

La prima distinzione da fare quando si parla di licenze per le armi è quella tra il nulla osta all’acquisto e alla detenzione, e il porto d’armi vero e proprio. Il primo autorizza solo a comprare armi o munizioni, a trasportarle fino al proprio domicilio e poi a tenerle in casa a qualunque titolo, senza però poterle più portare fuori.

Per ottenere il nulla osta, che ha validità di 30 giorni, è necessario presentare domanda in questura allegando due documenti: una certificazione di idoneità psicofisica rilasciata generalmente dalle Asl, che attesti che il soggetto “non è affetto da malattie mentali oppure da vizi che ne diminuiscano anche temporaneamente la capacità d’intendere e di volere”, e un attestato d’idoneità al maneggio delle armi, ottenuto dall’Unione italiana tiro a segno (Uits) dopo aver frequentato un corso teorico-pratico che può durare anche solo mezza giornata.

Il porto d’armi invece può essere concesso per uso “tiro a volo” (chiamato anche “tiro sportivo”), caccia o difesa personale e autorizza a trasportare l’arma al di fuori della propria abitazione per raggiungere, ad esempio, il poligono di tiro o l’area di caccia.

Nel caso della difesa personale, la licenza più difficile da ottenere perché va rinnovata ogni anno e viene rilasciata dal prefetto, si può tenere l’arma con sé in ogni momento. In questo caso, oltre ai documenti del nulla osta bisogna motivare le ragioni per le quali si ritiene di essere a rischio e di avere quindi necessità di portare un’arma.

Tra le ragioni ammissibili rientrano attività professionali considerate potenzialmente pericolose per la propria incolumità come gioielliere, benzinaio o avvocato. Il porto d’armi per uso sportivo invece, oltre al nulla osta richiede l’iscrizione a un’associazione di tiro affiliata al Comitato olimpico nazionale italiano (Coni) oppure a un tiro a segno abilitato.

Con le regole attualmente vigenti si possono tenere tre armi comuni da sparo, dodici per uso sportivo, mentre per i fucili da caccia non sono previsti limiti.

Un’indagine Censis del 2020 all’interno del Secondo rapporto sulla filiera della sicurezza in Italia rivelava che, tra i sistemi adottati per difendere la propria abitazione, il 9,6 per cento degli italiani indicava il possesso di un’arma da fuoco … leggi tutto

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