di LUCA BONACINI, GIUSEPPE PIGNATARO E CRISTINA SPECCHI
La riforma degli Its è legge.
Prevede la loro espansione, con possibili sovrapposizioni con le lauree professionalizzanti offerte dagli atenei. Ridefinizione della governance e diritto allo studio sono elementi critici da affrontare nei decreti attuativi.
La riforma degli Its
L’incombente automazione dei processi produttivi e la continua specializzazione dei profili richiesti nel mercato del lavoro in Italia fanno emergere con maggiore forza il ruolo della professionalizzazione dell’istruzione terziaria nel nostro paese.
Il 12 luglio 2022, la Camera dei deputati ha approvato il disegno di legge sull’Istituzione del sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, che riforma la normativa sugli Istituti tecnici superiori (Its) e prevede lo stanziamento, mediante i fondi Pnrr, di 1,5 miliardi di euro fino al 2026 (48,4 milioni annui).
Il principale obiettivo dei finanziamenti riguarda l’incremento dei percorsi formativi legati alla formazione professionalizzante terziaria, nel tentativo di favorire il processo di incontro tra domanda e offerta di lavoro nel paese.
La professionalizzazione dell’istruzione terziaria si riscontra anche nel mondo universitario, con l’istituzione dei corsi di laurea professionalizzanti (Dm n. 987/2016), avviati nell’anno accademico 2018/2019 (Dm n. 60/2017) e riformati con il Dm n. 446/2020.
L’istituzione degli istituti tecnici superiori risale al 2007 (legge n. 40) e si proponeva la promozione, stabile e organica, della diffusione della cultura tecnica e scientifica e del sostegno delle misure per la crescita del paese. I percorsi sono stati attivati per la prima volta nel 2010 e oggi gli Its presenti sul territorio sono 117.
Secondo il monitoraggio di Indire, relativo a 89 fondazioni sulle 103 che hanno terminato i percorsi nel 2020, gli iscritti sono 6.874, ovvero il 53,8 per cento degli idonei. A un anno dal diploma, lavora il 79,9 per cento dei diplomati Its, il 90,9 per cento di questi in un’area coerente con il percorso intrapreso.
Numero e distribuzione degli Its
Rispetto agli atenei statali e non statali legalmente riconosciuti (Tabella 1), la distribuzione di Its nel paese vede, in generale, una loro maggiore presenza nelle regioni del Nord e del Sud e una minore presenza nel Centro, con l’eccezione della Toscana.
Se invece paragoniamo il numero di Its a quello degli istituti Afam (Alta formazione artistica, musicale e coreutica), la carenza dei primi, soprattutto al Centro-Nord, è netta.
Allo stato attuale, il numero e la distribuzione degli Its non sembrano essere adeguati per rispondere alle crescenti esigenze legate all’offerta formativa che emerge nei territori. In determinate regioni, ciò può comportare, per gli studenti, la necessità di trasferirsi, con potenziali sperequazioni sulla base del background familiare.
Va poi aggiunto che, se nel caso dei corsi universitari sono previste misure specifiche di diritto allo studio per gli studenti più svantaggiati dal punto di vista economico, agli studenti degli Its sono offerti meri contributi per il sostenimento dei canoni di locazione, su libera iniziativa di ciascuna fondazione, con una potenziale disparità di trattamento nei servizi educativi.
Lo stesso problema si propone per i tirocini formativi presso le aziende, che non sempre prevedono un rimborso spese se non nella fase finale in vista del successivo contratto … leggi tutto